Depressione, la cura arriva dall’app che mostra le emozioni sui volti

VEB

Un valido aiuto contro la depressione arriva da un’app: basta riconoscere le emozioni sui volti e il gioco è fatto.

Sempre medicine, sempre antidepressivi e a volte medicine naturali.

Ma non basta: visite a ripetizione dal neurologo o dallo psicologo di turno.

Spesso l’un contro l’altro armati, offrendo ricette e soluzioni in linea con la medicina ufficiale, oppure metodologie alternative, a volte valide, a volte no.

Ma c’è una cosa in comune per chi soffre di problemi depressivi, ed è la lunghezza dei percorsi terapeutici, che quasi mai sono brevi e quasi sempre richiedono tempi consistenti.

Certo, i nostri nonni conoscevano molto poco gli stati d’ansia e di depressione cui va incontro l’uomo moderno.

Percorsi lineari nella vita dei nostri avi; la vita stessa più semplice e un modo di rapportarsi a essa meno problematico e più univoco.

I tempi moderni sono diversi, ma oggigiorno ci aiuta non solo la scienza medica propriamente detta con tutte le sue sfaccettature, bensì la scienza in senso più generale, e quindi anche la tecnologia informatica.

Insomma, siamo arrivati al punto che alcune applicazioni possono validamente aiutare a combattere certe patologie.

Per esempio ora è possibile curare diverse forme di depressione attraverso una metodologia di tipo cognitivo-comportamentale, e questo potrà essere fatto tramite un programma scaricabile su Internet.

Lo studio è stato fatto dai ricercatori del prestigioso Mount Sinai Hospital di New York, le cui risultanze sono state presentate ufficialmente alla recentissima convention annuale della famosa Society of Biological Psychiatry.

Il metodo consiste in questo: far vedere ai pazienti le facce delle persone delle quali dovevano riconoscere le emozioni, cercando di far ricordare il numero delle volte che quella emozione era stata già registrata in precedenza.

Applicando questo sistema, i ricercatori si sono accorti che c’è stato un miglioramento dei sintomi del disordine depressivo maggiore, addirittura del 42%.

Lo psichiatra Claudio Mencacci, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze al Fatebenefratelli di Milano, spiega: “Esistono due tipi di processi cognitivi coinvolti nella depressione, quelli cold e quelli hot. I primi riguardano l’attenzione, le funzioni esecutive e la memoria, e in questi non interviene l’emotività. I processi hot sono invece influenzati dalle emozioni: in questi casi aumenta la percezione delle cose negative e la persona ha più attenzione verso espressioni facciali di tristezza”.

“La terapia cognitiva-comportamentale tende a contrastare questa disarmonizzazione che si verifica nei processi cognitivi hot. Di fronte a una percezione di sole informazioni negative, si cerca di costruire un metaforico muro fatto anche di stimoli positivi che possono aiutare a contrastare gli altri”.

Questo processo di armonizzazione avviene appunto per il tramite di questa utile applicazione che, al momento, sia pur efficace, è oggetto di ulteriori miglioramenti e sviluppi.

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