“Dove” ancora nel mirino: ennesima pubblicità razzista?

VEB

Se è vero che il lupo perde il pelo ma non il vizio, è altrettanto vero che si dovrebbe imparare dei propri errori, ben consci che se sbagliare è umano, perseverare è diabolico.

Eppure il marchio Dove è ricaduto nello stesso “errore” che aveva già fatto anni fa: il famoso sapone non solo lascia la pelle morbida e profumata, ma addirittura la sbianca, come se la “normalità” risiedesse nella carnagione chiara.

Sta facendo infatti molto scalpore un breve video realizzato da “Dove”: una giovane e bellissima donna nera con indosso una T-shirt marrone che dopo aver usato un bagnoschiuma del celebre brand di prodotti per l’igiene e la cura del corpo si sfila la maglia e assume le sembianze di una donna caucasica, dai lineamenti asiatici, con indosso una maglia di color rosa pallido.

Sui social si sono scatenate le critiche contro quella che, secondo l’azienda, voleva essere una campagna multirazziale e si è rivelata invece razzista e per questo duramente colpita dalla Rete. Al punto che l’azienda ha deciso di ritirarla.

«Volevamo solo testimoniare che rappresentiamo le donne di qualsiasi colore. Ci dispiace se abbiamo offeso qualcuno»: le scuse su Twitter non sono però bastate a interrompere gli insulti.

Ricordiamo che non è la prima volta che la Dove viene tacciata di razzismo per le sue pubblicità: come dimenticare la pubblicità che rappresentava tre ragazze disposte “in ordine cromatico” (una nera e riccia, una dalla pelle chiara ma con i capelli scuri e una bionda) con alle loro spalle il confronto tra la pelle “prima” e “dopo” aver usato il prodotto Dove .

Nel 2015 inoltre fu la volta di una crema, sul cui flacone tra le indicazioni c’era scritto che si trattava di un prodotto «nutriente per pelle da normale a scura».

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