Ipnosi, utile anche per curare i disturbi gastrointestinali

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L’ipnosi è, secondo la definizione scientifica, uno “stato modificato della coscienza”: si tratta di una condizione psichica (trance) indotta da un operatore esterno o autoindotta (autoipnosi) che consente di accedere alle proprie emozioni e sentimenti più facilmente, risvegliando energie nascoste e risorse interiori.

L’ipnosi serve a curare diversi disturbi: i risultati più apprezzabili riguardano il trattamento dei sintomi legati all’ansia (e dei disturbi ad essa correlati) e allo stress, alla paura, all’angoscia, alla depressione, agli attacchi di panico, ai disturbi da stress post-traumatico, alle manifestazioni ossessive e a quelle fobiche.

La terapia ipnotica sfrutta l’intima connessione tra mente e corpo e aiuta in maniera decisiva anche i grandi fumatori o mangiatori nell’interrompere le proprie abitudini dannose, è efficace contro stress, insonnia, cefalee, contratture muscolari, mal di schiena, eczemi e altri problemi della pelle.

Ma a quanto pare l’ipnosi è un’arma da sfruttare anche quando si parla di disturbi gastrointestinali: curare  insieme mente e corpo per riacquistare non solo la salute, ma la voglia di stare bene.

Nello specifico, l’ospedale Sant’Anna  di San Fermo della Battaglia (Como) è il primo al mondo a utilizzare l’ipnosi, accanto alle tradizionali cure, per affrontare le patologie funzionali dell’esofago, dello stomaco e dell’intestino.

Ipnosi, utile anche per curare i disturbi gastrointestinali

pnosi utile anche per curare i disturbi gastrointestinali

«Noi non curiamo le malattie ma le persone – spiega il dottor Gian Marco Idèo, gastroenterologo, endoscopista e specializzando in psicoterapia dell’ospedale Sant’Anna, il primo ad avere l’intuizione che si potessero curare meglio i pazienti attraverso un doppio know-how medico e psicologico –. Il paziente/persona non viene più considerato come un oggetto passivo di intervento, bensì come soggetto attivo di guarigione. Il medico/terapeuta gli fornisce le cure mediche più aggiornate e lo aiuta ad attivare le sue specifiche risorse per orientarsi agli obiettivi di guarigione utilizzando la psicoterapia ipnotica».

«Noi siamo i primi al mondo ad applicare un approccio multimodale e integrato con cinque professionisti inseriti nel tessuto operativo del servizio di Gastroenterologia – aggiunge Ideò –. Nei vari consessi scientifici e regionali si parla già di “modello Como”».

A Manchester e nel South Carolina ci sono infatti strutture operative che utilizzano l’ipnoterapia per trattare pazienti gastroenterologici, ma sono però team di area psicologica esterni al servizio di gastroenterologia.

L’ipnosi, da sola, però non cura nulla: «Abbiamo creato le condizioni per delle reali contaminazioni tra le diverse discipline. Nel mondo della scienza si chiama «effetto Medici» quella contaminazione di discipline e saperi che permette di ottenere una grande apertura mentale, proprio come accadde nel Rinascimento».

La sperimentazione non ha inizio ora, ma è partita quasi tre anni fa, nel 2015, testando fino a ora una sessantina di pazienti. Il progetto è stato denominato Ash, acronimo di Active subject of healting, il termine si riferisce alla trasformazione del soggetto malato in una persona pronta ad accogliere la guarigione. L’ipnosi, infatti, aumenta la possibilità di guarigione stimolando il sistema endrocrino, neurologico, psicologico e immunitario.

Il paziente può fare un percorso da 8 a 16 sedute, a seconda della complessità del caso, con un ticket da 66 a 132 euro. Le sedute di ipnoterapia hanno una durata di 45 minuti.

Talvolta – aggiunge Idèo – possono essere eseguite due sedute in un continuum. Avvengono in sala ipnosi, un luogo tranquillo ove sono presenti due comode poltrone reclinabili. Sono presenti anche strumentazioni multimediali di supporto, ma ciò che veramente è importante, in un setting terapeutico Ericksoniano, è la predisposizione alla creazione della coppia terapeutica”.

La risposta alla terapia, valutata attraverso uno studio test, ha mostrato un impatto significativo a lungo termine sulla sintomatologia presentata dal paziente, sulla qualità della vita, sull’ansia, sull’attività sociale, relazionale e lavorativa.

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