Eutanasia, alla fine lo scienziato di 104 anni ha esaudito il suo desiderio

VEB

Da sempre gli uomini sono alla ricerca dell’elisir di vita eterna, una leggendaria pozione  capace di donare vita eterna e immortalità a chiunque la beva.

L’elisir è collegato ai miti di Enoch, Thot ed Ermete Trismegisto, dei quali si racconta che abbiano bevuto una sola goccia di questa pozione per diventare immortali. Un’ulteriore fonte sono alcuni testi di Nag Hammâdi che parlano della pozione e delle avventure di Al Khidr.

Uscendo dal campo mitologico, è indubbio che la scienza e la medicina cerchino da sempre di curare i mali e alleviare le sofferenze, per cercare di allungare la vita il più possibile.

Eppure esistono anche persone che, dopo una vita lunga, serena e piena di successi, scelgono di dire basta: prima di arrendersi alla malattia e alla progressiva perdita delle proprie capacità psichiche e motorie, scelgono di dire basta, scelgono in sostanza di morire.

Tra questi spicca il professor David Goodall, botanico di 104 anni, che è morto, per sua scelta, alle 12:30 del 10 maggio, a Basilea, tramite un’iniezione letale, che lui stesso si è iniettato.

L’uomo era giunto in Svizzera per usufruire dell’aiuto al suicidio. L’iniezione letale ha avuto luogo in presenza di diversi nipoti, ha affermato un portavoce dell’associazione Exit.

“Era tranquillo e voleva che tutto avvenisse il più velocemente possibile”, ha detto ancora il portavoce. Gli ultimi momenti di vita sono stati accompagnati, come da richiesta, dalla Nona Sinfonia di Beethoven.

“È una mia decisione, voglio finire la mia vita, e sono grato che sia possibile in Svizzera”, aveva detto poche ore prima della sua morte davanti a cinquanta giornalisti provenienti da Svizzera, Germania, Francia, Regno Unito, Cina, Stati Uniti, Uniti e Australia.

Durante la conferenza stampa indossava un maglione con la scritta Ageing disgracefully (invecchiare in modo umiliante), e ha ribadito che secondo lui gli anziani dovrebbero avere il diritto di decidere quando e dove vogliono morire. Infine, aveva aggiunto che “purtroppo” in Australia non è permesso usufruire di questo tipo di aiuto.

L’anziano è dovuto andare a morire in Svizzera perché nel suo paese il suicidio assistito non è legale, come non lo è nel nostro paese.

Più in generale, nel nostro paese l’eutanasia è vietata e punita dalla legge, anche se la legge fa distinzione tra interventi attivi (somministrare un farmaco letale) e passivi.

Nel secondo caso è lo stop alle terapie che tengono in vita il paziente a determinarne la morte, e questo, seppure tra mille polemiche e decine di sentenze dei tribunali, in Italia è consentito. L’eutanasia, invece, viene giuridicamente considerata un intervento attivo, senza il quale il paziente, seppure in condizioni drammatiche, sopravvivrebbe. E questo attualmente in Italia costituisce reato e rientra nelle ipotesi previste e punite dall’articolo 579 (Omicidio del consenziente) o dall’articolo 580 (Istigazione o aiuto al suicidio) del Codice Penale.

Al contrario, la sospensione delle cure – intesa come eutanasia passiva – costituisce un diritto inviolabile in base all’articolo 32 della Costituzione, in base al quale: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Next Post

Tabagismo, chi fuma non ha diritto ad essere risarcito se si ammala

Come gli esperti si affannano a ripetere da decenni ormai, il consumo di tabacco riveste un ruolo importante nell’insorgenza di numerose malattie, tra cui una serie di malattie molto gravi e con decorso mortale. I componenti del fumo raggiungono attraverso il sangue tutte le aree del corpo e la ricerca […]
Tabagismo il fumatore medio ha 50 anni e vuole cercare di smettere