Zuckerberg, CEO di Facebook, vuol fare il grande salto verso il mercato della Cina e si piega alla censura di regime che vige nel Paese dei Mandarini.
Mark Zuckerberg è un bel po’ che insegue la Cina. Il business potrebbe essere impressionante. Un miliardo e quattrocento milioni di Cinesi come utenti potenziali.
Che si aggiungerebbero al miliardo e ottocento milioni di iscritti che Facebook già vanta.
Ma da quelle parti, come noto, il problema principale è la censura di regime, che già opera pesantemente su Internet.
Se si fa qualche navigazione su un motore di ricerca in cerca di parole sgradite al regime, si blocca subito tutto e arrivano le relative segnalazioni. Il massimo della libertà e della democrazia.
Ma in fin dei conti lo si sa. Così Zuckerberg sta studiando le soluzioni più opportune con i suoi, al fine di mettere a punto dei filtri sul potenziale Facebook cinese, che siano in linea con le rigorose politiche della censura comunista.
Pare che il grande Mark stia addirittura imparando un po’ di cinese per rendersi più gradito alla nomenclatura dell’estremo oriente.
In rete intanto c’è molto sarcasmo per l’ossequioso comportamento di Facebook ai dettami di regime.
Ma è noto che “business è business” e, come si dice qui da noi: pecunia non olet.