Insonnia, una patologia che influisce anche sul sistema nervoso

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L’insonnia è quella condizione che ci fa addormentare alla sera, risvegliare nel mezzo della note, destare troppo presto al mattino e che ci impedisce di riprendere a dormire. E’ quel disturbo che ci fa percepire il sonno come leggero e di scarsa qualità.

A causarla sono spesso stress, specie quelli di tipo psicosociali (come i rapporti conflittuali nell’ambiente lavorativo), depressione, abuso di sostanze eccitanti, dolore fisico, allergie alimentari, disturbi ambientali, il russamento abituale associato alla presenza di apnee notturne e il jet lag.

Un terzo degli adulti riporta i sintomi dell’insonnia e per circa 1/3 dei quali (il 10 per cento della popolazione) è un problema persistente che influenza negativamente le proprie attività quotidiane. L’insonnia è più comune tra le donne, gli anziani, i turnisti e le persone con disturbi medici e psicologici.

A seguito della recente celebrazione della Giornata Mondiale del Sonno, è stato rilevato che, negli ultimi 50 anni, si è registrata una riduzione media di sonno giornaliera di circa 1,5-2 ore ed è sempre più in aumento il numero di persone che soffrono di insonnia, oltre il 45% della popolazione.

Ed è una condizione che non va affatto sottovalutata: si spinge infatti il corpo fino al limite, al punto tale che la privazione del sonno provochi gravi problemi fisici e mentali.

Insonnia, una patologia che influisce anche sul sistema nervoso

La privazione del sonno provoca stanchezza, cefalea, tremore alle mani, disturbi della vista, difficoltà di concentrazione e di linguaggio, disorientamento, perdita della memoria a breve termine e, in taluni individui, stati confusionali.

I disturbi del sonno favoriscono la depressione e, da ciò che è emerso da un recente studio, sembrerebbe che l’insonnia possa aumentare il rischio di pensieri suicidi e dei tentativi di suicidio.

L’insonnia cronica è anche associata con un aumento del rischio di incidenti stradali, così come le lesioni a casa e al lavoro.

Uno studio condotto dalla University of Wisconsin-Madison e dall’Università Politecnica delle Marche (Ancona) mostra, che, dagli esperimenti realizzati finora, la guaina protettiva che isola i nervi, la mielina, si potrebbe assottigliare in 5 giorni di carenza di sonno. Bastano quindi pochi giorni senza adeguato riposo per lasciare ‘segni’ sul cervello e danni strutturali a carico delle fibre nervose.

Le conseguenze di pochi giorni di insonnia rischiano in pratica di lasciare danni permanenti a livello delle strutture nervose, provocando una serie di sintomi quali irritabilità, nervosismo e malumori generali.

Senza contare che le conseguenze di un corredo sintomatico dato dalla carenza di un giusto riposo si ripercuotono anche a livello famigliare e professionale, compromettendo la quotidianità del soggetto spossato.

Fondamentale quindi capire che rassegnarsi non serve a nulla. Deve essere trattato tempestivamente e nel modo corretto.

Al primo campanello di allarme è indispensabile consultare il proprio medico. Una terapia farmacologica è necessaria in circa il 70% dei casi di insonnia: il trattamento farmacologico, con la possibilità di interrompere rapidamente il circuito vizioso caratterizzato dalla triade coricamento allertamento-insonnia, consente soprattutto di evitare l’instaurarsi di un condizionamento negativo e quindi il rischio di cronicizzare l’insonnia stessa.

Anche alcune piante officinali aiutano a rilassare il sistema nervoso o muscolare o circolatorio, conciliando dolcemente il sonno; altre hanno azione ipnoinducente, favoriscono l’addormentamento e mantengono prolungato il sonno, migliorandone la qualità.

Per quanto concerne i consigli generali per dormire meglio, mantenere un buono stato di vita e un’alimentazione corretta servono per prevenire i disagi del sonno legati al cambio d’orario o al cambio di stagione. Bisogna poi evitare di usare lo smartphone a letto, mai abbuffarsi di carboidrati e dolci poiché porterebbe solo a cali degli zuccheri più frequenti. Nelle ore serali evitare di assumere alimenti che richiedono tempi di digestione molto lunghi come cibi ricchi di grassi oppure cibi in scatola o superalcolici e tutti gli alimenti eccitanti.

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