Ipertrofia prostatica, attenzione alta per under 50

VEB

Tra le patologie che riguardano la prostata, la più diffusa è sicuramente l’ipertrofia prostatica benigna o adenoma della prostata.

L’ipertrofia prostatica benigna (IPB), detta anche – più correttamente – iperplasia prostatica benigna, è un aumento di volume della prostata dovuto a un incremento nel numero di cellule che costituiscono l’organo.

L’eziologia di questo disturbo sembra essere in gran parte di natura ormonale, da imputare sia agli ormoni sessuali maschili sia agli estrogeni, che possono essere presenti in elevate quantità anche negli uomini. Questo significa che gli ormoni maschili (androgeni) sono indispensabili per l’instaurarsi dell’ipertrofia prostatica, pur non essendo necessariamente la causa diretta della patologia.

E’ stato invece scientificamente dimostrata l’assenza di correlazione con lo stato sociale e culturale, con il gruppo sanguigno, il vizio del fumo, l’abuso di alcol, le malattie cardiovascolari, il diabete, la cirrosi epatica e l’ipertensione.

I sintomi sono soprattutto di tipo ostruttivo e di tipo irritativo. Tra i primi i più noti sono la difficoltà alla minzione, l’intermittenza di emissione del flusso di urina, l’incompleto svuotamento della vescica e lo sforzo che ne deriva. Tutti fenomeni dovuti al fatto che l’ingrossamento della ghiandola comprime l’uretra. Tra i sintomi irritativi troviamo l’aumento della frequenza nell’urinare, anche durante la notte (nicturia).

Il primo esame diagnostico per verificare la presenza di ipertrofia prostatica è, ancora oggi, l’esplorazione rettale: un’indagine semplice, non invasiva e molto attendibile. L’esito positivo dell’esame è dato dalla vista di una prostata indurita, dolorante e, in caso di ostruzione prolungata, di dilatazione degli ureteri e delle cavità renali legate al ritorno dell’urina dalla vescica verso il rene o dall’incapacità di far defluire normalmente le urine verso la vescica.

Altri esami diagnostici sono: il PSA (antigene prostatico specifico), esame del sangue che serve a valutare le concentrazioni dell’antigene della prostata; l’esame delle urine; l’ecografia urologia, da effettuarsi con vescica piena.

Tale patologia si manifesta generalmente a partire dai 50 anni, e le dimensioni della prostata possono aumentare significativamente con l’avanzare dell’età, ma  negli ultimi anni pare che stia comparendo sempre prima.

Ipertrofia prostatica attenzione alta per under 50

L’ipertrofia prostatica benigna colpisce infatti il 60% degli over 70, ma riguarda anche gli under 50: dieci uomini su cento fra 40 e 50 anni hanno già i primi sintomi di IPB. A fare la differenza è lo stile di vita: l’attività fisica regolare mantiene in salute la prostata e riduce del 10% il rischio di ammalarsi.

Sotto accusa pressione e colesterolo alti, così come trigliceridi e glicemia: basta anche solo uno di questi parametri fuori controllo per causare un aumento del 50% della probabilità di avere dei disturbi alla prostata. In particolare per gli under 50 l’ipertensione aumenta di due e volte e mezzo la probabilità di Ipb.

I dati raccolti confermano che l’aumento di volume della prostata è chiaramente associato agli stili di vita”, osserva Fabio Parazzini, membro del Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità dell’Università di Milano IRCCS Policlinico.

Nel campione, i fattori di rischio più frequenti sono l’ipertensione, che riguarda circa il 30% degli uomini, e il colesterolo alto (24%): elementi che concorrono a causare la sindrome metabolica, diretta conseguenza di stili di vita inadeguati e responsabile di un incremento del pericolo di ipertrofia fin da giovani. Colpisce la frequenza di sintomi urinari ben al di sotto dei 50-60 anni: il 34% degli under 40 ne ha già, negli under 30 si tratta soprattutto di bruciore urinario ma fra i 30 e i 40 anni cresce la quota di chi soffre di nicturia, lamenta una sensazione di svuotamento incompleto o una frequenza eccessiva. La conseguenza è che il 10% degli under 50 ha già una diagnosi di Ipb”.

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