Julianne Moore incanta in bianco al Giffoni Film Festival

VEB

Se Mika, al Giffoni Film Festival, ha raccontato che non sarà al timone del prossimo Festival di Sanremo, con buona pace dei pettegoli che davano per certo il suo passaggio dal palco alla conduzione, le rivelazioni di Julianne Moone non hanno colpito certamente di meno le migliaia di giovani e giovanissimi presenti alle kermesse, che quest’anno è dedicata alla magia.

L’attrice statunitense che ottenne la sua prima candidatura all’Oscar come miglior attrice non protagonista nel 1998 per Boogie Nights – L’altra Hollywood di Paul Thomas Anderson è  entrata in sala con un gran sorriso, visibilmente felice di incontrare i ragazzi. Ha risposto a numerose domande sul suo lavoro e sugli studi e la gavetta che lo hanno preceduto.

Indossando un abito bianco con maniche a kimono, capelli sciolti e sandali con zeppa, Julianne ha incantato anche con la sua estrema semplicità, mentre ha raccontato che 2017 è stato l’anno del ritorno sulle scene con il dramma Wondestruck, tratto dal romanzo di Brian Selznick La stanza delle meraviglie.

Il film è stato presentato lo scorso mese di maggio alla 70ª edizione del Festival di Cannes, e uscirà a ottobre nelle sale americane. A settembre, invece, arriverà nelle sale statunitensi “Kingsman: Il cerchio d’oro”: al fianco dell’attrice, Colin Firth e Halle Berry, mentre per il mese di novembre, Moore, sarà al fianco di Matt Damon, in “Suburbicon” diretto da George Clooney.

“Recitare non è qualcosa che ti capita, è qualcosa che impari” – ha detto l’attrice a uno dei ragazzi che hanno avuto la possibilità di porle una domanda – “bisogna fare gavetta e bisogna studiare. E’ importante che i ragazzi sappiano che nulla ti accade se non fai in modo di farlo accadere”.

Un ragazzo proveniente dal Pakistan ha raccontato del nonno che soffre di Alzheimer, la malattia trattata nel film Still Alice, che le ha fatto conquistare il Premio Oscar come migliore attrice protagonista. “Innanzitutto – ha esordito l’attrice con voce rotta – vorrei dirti che mi dispiace tantissimo sapere che un tuo caro sta soffrendo di questo male. È per rispetto a tutte le persone che sono alle prese con un simile dolore che ho deciso di trattare l’argomento con speciale attenzione, documentandomi approfonditamente. Ho telefonato ad alcune persone colpite dalla malattia e ne ho incontrate altre per dare un’interpretazione quanto più veritiera possibile del loro vissuto. Chi pensa che il pubblico non si accorga quando fingi di saper interpretare qualcosa che non conosci si sbaglia”.

Un giurato sudcoreano ha poi chiesto a Julianne Moore un consiglio professionale perché sta studiando regia a Los Angeles: “In questo mestiere i mentori sono importanti e io mi sono affidata a Robert Altman: ho conosciuto il suo lavoro più o meno quando avevo la tua età e mi ha fatto capire che avrei voluto raccontare storie, recitando, per vivere” ha risposto la Moore.

Prima di ricevere il Premio Truffaut – il riconoscimento più prestigioso attribuito dal Giffoni Film Festival 2017 – e di salutare i ragazzi, Julianne Moore ha lanciato loro un messaggio: “Seguite sempre quello che amate, anche se vi dicono che non è possibile. Quando qualcuno vi dice che non potrà mai capitare a voi è vero, perché le cose non vi capitano, le fate succedere. Assecondare le vostre inclinazioni può portarvi a fare sempre di più e passo dopo passo potreste trovare la vostra strada. Ponetevi tante domande, chiedetevi sempre perché amate tanto qualcosa e se non conoscete subito la risposta, sappiate che arriverà”.

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