Wernher von Braun, uno dei capisaldi della NASA, era fermamente convinto dell’esistenza della vita dopo la morte, una convinzione che a suo dire trovava riscontro anche in ambito scientifico.
Fu von Braun a fornire un contributo decisivo per il successo degli Stati Uniti nella corsa allo spazio contro la Russia. Nonostante il suo background scientifico, von Braun sosteneva l’esistenza dell’aldilà, come espresse nel suo libro “Il terzo libro di parole per la vita“.
In quest’opera, egli affermava che le leggi universali non solo suggeriscono la possibilità di un aldilà, ma anche l’esistenza di Dio, argomentando che niente nell’universo scompare completamente e che l’anima umana potrebbe essere immortale. Secondo von Braun, la fede nell’aldilà potrebbe anche rafforzare la moralità e migliorare le persone.
Mentre molti oggi vedono la scienza e la religione come ambiti separati e incompatibili, von Braun e altri scienziati del suo calibro hanno sostenuto che le leggi scientifiche stesse possono indicare la permanenza dell’anima umana. Nel suo libro, von Braun citava anche il presidente degli Stati Uniti, Benjamin Franklin, noto per le sue convinzioni sull’immortalità dell’anima.
Von Braun completò i suoi studi all’Istituto di Tecnologia di Berlino e contribuì allo sviluppo del missile V2 durante la Seconda Guerra Mondiale, arma poi utilizzata dalla Germania nazista. Dopo il conflitto, si trasferì negli Stati Uniti, dove iniziò a lavorare al programma di armi balistiche e, acquisita la cittadinanza nel 1955, fu assunto dalla NASA.
Von Braun non fu l’unico scienziato a parlare apertamente della sua fede in poteri superiori e nell’aldilà, evidenziando un interessante intreccio tra convinzioni personali e carriera scientifica.