Se è vero che in campo medico possiamo contare su eccellenze che ci invidiano in tutto il mondo, con strutture dove si praticano interventi pioneristici, è altrettanto vero che la Sanità pubblica ormai è allo sbando, con strutture spesso fatiscenti, medici oberati di lavoro e pazienti che non ricevono le dovute cure, a causa propria del sovraffollamento e dell’organizzazione ormai inesistente.
Secondo quanto emerge dalla 18mo edizione del Rapporto Pit Salute “Sanità pubblica, accesso privato”, presentato oggi a Roma dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, i cittadini sono costretti a sacrificare la propria salute per tempi lunghi e costi insostenibili, quasi ad abituarli progressivamente al privato, a fronte di un servizio pubblico, quale è il Servizio Sanitario Nazionale, che ha sempre più difficoltà a garantire l’accesso alle prestazioni: liste di attesa in aumento, ticket eccessivamente gravosi, presunta malpractice, assistenza territoriale in affanno e servizi per la salute mentale fuori uso.
Tempi medi d’attesa di 9 mesi, racconta il rapporto, e se asl e ospedali dicono di ripassare tra un anno si finisce per dissanguarsi dal privato, come dimostrano il 18,9% delle lamentele per le spese sostenute per una visita «intramoenia», ossia sempre dentro le mura ospedaliere ma dietro parcella. Anche se a concorrere agli esborsi sono soprattutto i farmaci (26,6% delle segnalazioni 2014, contro il 23,5 dell’anno precedente) e i super-ticket che gravano su esami diagnostici e visite specialistiche, lamentati dal 21,3%, quasi il 4% in più dell’anno precedente.
Anche gli ospedali – prosegue il quadro del Pit salute – sono alle prese con evidenti difficoltà: lunghe attese al Pronto Soccorso e attività di ricovero sempre più critica per la riduzione dei servizi e del personale.