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Orbiting: la tendenza tossica che si insinua nelle relazioni digitali della Gen Z

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Negli ultimi anni ha preso piede una nuova dinamica relazionale sui social media, soprattutto tra i giovani della Generazione Z: si chiama orbiting. Ma di cosa si tratta esattamente? Immagina di aver chiuso una storia, eppure l’ex continua a visualizzare tutte le tue storie su Instagram, a mettere “mi piace” ai tuoi post e a restare costantemente aggiornato sulla tua vita online — senza mai scriverti nemmeno un messaggio. Questo comportamento ha un nome ben preciso, e rappresenta una delle nuove frontiere delle relazioni tossiche nell’era digitale.

Orbiting la tendenza tossica che si insinua nelle relazioni digitali della Gen Z

Cos’è l’orbiting e perché è così diffuso

Il termine “orbiting” trae ispirazione dall’orbita dei pianeti: c’è una vicinanza apparente, ma mai un contatto diretto. In pratica, chi orbita resta presente nel tuo mondo virtuale, ma evita qualsiasi forma di comunicazione reale. Non si tratta solo di curiosità, ma di una forma passiva di presenza che può generare confusione e disagio emotivo.

Questa pratica è alimentata dalla natura stessa dei social network, dove è facile osservare la vita degli altri senza interagire apertamente. Piattaforme come TikTok e Instagram rendono possibile mantenere un legame illusorio, senza esporsi direttamente. Ed è proprio qui che l’orbiting diventa subdolo: non chiude realmente la porta, ma nemmeno la riapre.

Perché l’orbiting è tossico

Per chi subisce questo comportamento, le conseguenze psicologiche possono essere significative. La costante visibilità dell’altra persona alimenta speranze, domande senza risposta e, in alcuni casi, blocca il processo di guarigione emotiva. “Sta ancora pensando a me?” “Perché non scrive?” sono solo alcune delle domande che possono tormentare chi si trova sotto l’effetto di un’orbitazione silenziosa.

A differenza del ghosting, che è una sparizione netta e improvvisa, l’orbiting lascia l’altro in un limbo emotivo, confuso da segnali contrastanti e senza la possibilità di ottenere una vera chiusura.

Le cause dell’orbiting: insicurezza e paura del confronto

Chi adotta questo comportamento spesso lo fa per evitare un confronto diretto. È un modo per gestire l’ansia da separazione senza affrontare la realtà della rottura. Restare in orbita consente a chi lo pratica di sentirsi ancora in controllo, senza dover affrontare le implicazioni emotive di una vera relazione o di una separazione netta.

Come proteggersi dall’orbiting

Se ti accorgi che qualcuno continua a orbitare intorno alla tua vita virtuale, ecco alcune strategie per salvaguardare il tuo benessere:

  • Imposta dei limiti: non c’è nulla di sbagliato nel bloccare o silenziare un profilo. Proteggere il tuo spazio emotivo è prioritario.
  • Limita la visibilità: rendere privato il tuo account o selezionare chi può vedere i tuoi contenuti ti aiuta a ridurre il campo d’azione degli orbitanti.
  • Focalizzati su te stesso: una pausa dai social media può aiutarti a ristabilire l’equilibrio e a distaccarti da dinamiche tossiche.

Orbiting: un riflesso della fragilità relazionale contemporanea

L’orbiting non è solo un trend passeggero, ma lo specchio di una difficoltà più profonda nella gestione delle relazioni digitali. In un mondo dove tutto è a portata di swipe, imparare a distinguere una connessione autentica da una presenza fantasma diventa fondamentale per la salute emotiva.

Conclusione

Con l’aumento dell’uso dei social network, fenomeni come l’orbiting sono destinati a diventare sempre più frequenti. La sfida, oggi, è imparare a gestire questi comportamenti con maggiore consapevolezza, riconoscendone l’impatto e intervenendo per preservare il proprio benessere emotivo. Perché disconnettersi da chi ci tiene legati senza motivo è, a volte, il primo passo per ricominciare davvero.

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