Prostata, nuova scoperta per curare il cancro

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La prostata è una ghiandola presente solo negli uomini, posizionata di fronte al retto e che produce una parte del liquido seminale rilasciato durante l’eiaculazione. In condizioni normali, ha le dimensioni di una noce, ma con il passare degli anni o a causa di alcune patologie può ingrossarsi fino a dare disturbi soprattutto di tipo urinario.

Nella prostata sono presenti diversi tipi di cellule, ciascuna delle quali può trasformarsi e diventare cancerosa, ma quasi tutti i tumori prostatici diagnosticati originano dalle cellule della ghiandola e sono di conseguenza chiamati adenocarcinomi (come tutti i tumori che hanno origine dalle cellule di una ghiandola).

Nelle fasi iniziali, il tumore alla prostata è spesso asintomatico; ciò significa che il paziente non avverte alcun sintomo, rimanendo ignaro della condizione. Negli ultimi anni, grazie alla crescente presa di coscienza dei pericoli della malattia, la maggior parte dei tumori prostatici viene diagnosticata proprio in queste fasi iniziali.

Il tumore della prostata viene classificato in base al grado, che indica l’aggressività della malattia, e allo stadio, che indica invece lo stato della malattia. Per definire invece lo stadio al tumore si utilizza in genere il sistema TNM (T =tumore), dove N indica lo stato dei linfonodi (N: 0 se non intaccati, 1 se intaccati) e M la presenza di metastasi (M: 0 se assenti, 1 se presenti). Per una catterizzazione completa dello stadio della malattia, a questi tre parametri si associano anche il grado di Gleason e il livello di PSA alla diagnosi.

Il tumore alla prostata colpisce soprattutto dopo i 50 anni. Cellule tumorali sono presenti nel 40% circa dei cinquantenni ed il rischio aumenta con l’età. Addirittura, secondo recenti studi e statistiche mediche, quasi tutti gli uomini di età superiore agli 80 anni presentano un piccolo focolaio di cancro alla prostata.

Oggi sono disponibili molti tipi di trattamento per il tumore della prostata ciascuno dei quali presenta benefici ed effetti collaterali specifici. Solo un’attenta analisi delle caratteristiche del paziente (età, aspettativa di vita eccetera) e della malattia (basso, intermedio o alto rischio) permetterà allo specialista urologo di consigliare la strategia più adatta e personalizzata e di concordare la terapia anche in base alle preferenze di chi si deve sottoporre alle cure.

Prostata, nuova scoperta per curare il cancro

Prostata nuova scoperta per curare il cancro

Una recente scoperta però apre ad una nuova e rivoluzionaria strada: alcuni ricercatori erano già riusciti a evidenziare come una dieta ricca di grassi e zuccheri e povera di fibre sia in grado di portare a livelli elevati di infiammazione cronica ed ora, un ulteriore studio, pubblicato su Nature e Nature Communication ha mostrato come un’alimentazione simile possa giocare un ruolo importante nel favorire la formazione di un cancro aggressivo, specie quello alla prostata.

Nello specifico, i ricercatori dell’Istituto oncologico di ricerca (Ior), dell’Università della Svizzera Italiana e dell’Università degli Studi di Padova, guidato da Andrea Alimonti hanno scoperto che senza i lipidi le cellule tumorali delle prostata non sono in grado di proliferare. Sono stati identificati i metaboliti di cui la cellula tumorale ha bisogno per proliferare, determinando il ruolo chiave dell’enzima Pdc, svelando così un meccanismo che gli scienziati hanno cercato di comprendere per anni.

Per anni si è creduto che le cellule tumorali avessero bisogno di aumentare il loro consumo di glucosio escludendo il metabolismo del mitocondrio per supportare la loro crescita, una scoperta fatta oltre un secolo fa da Otto Warburg – spiega Alimonti, professore afferente al Dipartimento di Medicina e al Vimm di Padova – Il mitocondrio è un organello che produce energia necessaria alla sopravvivenza della cellula, funzionando come una sorta di centrale elettrica”.

Abbiamo scoperto – precisa il ricercatore – che le cellule del tumore prostatico hanno bisogno del mitocondrio non perché questo produce energia ma perché regola uno specifico processo metabolico. In particolare il mitocondrio è in grado di regolare tramite un complesso enzimatico chiamato Pdc la sintesi dei grassi (lipidi). Senza la capacità di produrre efficientemente lipidi, le cellule del tumore prostatico non sono infatti in grado di crescere e metastatizzare pur in presenza di un aumentata glicolisi”.

Una scoperta che apre nuovi e inattesi scenari nella terapia del cancro. “Fino a poco tempo fa si credeva che bloccare il mitocondrio in una cellula tumorale avrebbe fatto aumentare la capacità di una cellula di proliferare – ricordano i ricercatori – Invece, inibendo l’enzima mitocondriale Pdc nelle cellule tumorali, il contenuto dei lipidi scende drammaticamente e le cellule non sono in grado di proliferare. Infatti – osservano – i lipidi sono necessari affinché la membrana cellulare sia intatta e la cellula possa dividersi efficientemente”.

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