Questa pandemia ci sta distruggendo anche mentalmente

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Un recente articolo ha presentato una revisione di 62 studi pubblicati negli ultimi mesi su questo argomento. La meta-analisi rivela che il 33% dei casi presentava sintomi di ansia e depressione, tassi che sono molto peggiori nelle persone più vulnerabili.

Sarebbe utile analizzare i fattori che innescano questi sintomi. Ad esempio, allarmismo ambientale, politica dell’informazione, voci e incapacità di trasmettere messaggi più positivi e pieni di speranza. Bisogna segnalare un altro effetto negativo, spesso trascurato negli studi pubblicati: quello che influenza le relazioni interpersonali e la percezione degli altri.

Nel contesto clinico, sono stati osservati diversi sintomi correlati a questa pandemia. Le informazioni raccolte attraverso self-report e interviste psicologiche spesso riflettono i cambiamenti comportamentali nelle relazioni tra le persone, in particolare il cambiamento nella percezione degli altri. Il possibile fattore scatenante è il mancato rispetto del protocollo di misure per prevenire la trasmissione della malattia.

In molti casi c’è la tendenza a stigmatizzare, percepire e interpretare gli altri in modo negativo. Comportamenti non conformi ai protocolli, come il mancato rispetto della distanza sociale, o il non indossare una mascherina, possono innescare conflitti e confronti, così come un atteggiamento generalizzato di sospetto nei confronti degli altri.

Questa pandemia ci sta distruggendo anche mentalmente

I sintomi più frequenti osservati nel contesto clinico sono irritabilità e rabbia . Queste sono spesso una reazione a coloro che non si limitano volontariamente, che si dedicano a determinate attività del tempo libero e che sono socialmente legati con troppa facilità.

Questi sintomi sono associati all’ansia per l’incertezza sul futuro e il possibile reclusione. Anche a causa dell’eccessiva informazione allarmistica e della mancanza di informazioni affidabili. Nella pratica clinica si osservano anche bassi livelli di concentrazione, affaticamento e, soprattutto, elevati livelli di stress.

È preoccupante che i protocolli nel nostro Paese impongano norme di distanza sociale che spesso provocano immagini di ansia quando si evita di avvicinarsi troppo ad altre persone.

Inoltre, la percezione di alcuni sintomi in altri, come il raffreddore, fa scattare certi allarmi e sentimenti di discriminazione per evitare ogni contatto.

Lo stesso accade quando qualcuno è sospettato di aver registrato una PCR positiva, anche se ha superato la malattia o non ne ha sofferto. In generale, tutti i contatti e le relazioni vengono rifiutati.

Stiamo assistendo a un nuovo ambiente dominato dalla sensazione di avere qualcosa costantemente sospeso, poiché non sono state ancora acquisite le nuove abitudini che segnano le misure protocollari.

Per molti, in questo nuovo contesto, uscire anche per necessità (andare a lavorare, a comprare da mangiare) implica un certo grado di stress, sopraffazione, stanchezza e irritabilità, poiché ogni uscita richiede alti livelli di concentrazione per non rompersi una qualsiasi delle nuove norme stabilite. A tutto questo si aggiunge il rischio di contagio.

La cosa peggiore, dal nostro punto di vista, è che la situazione attuale porta a una mentalità diffidente e alla paura degli altri. Ciò rende le relazioni personali molto difficili, blocca i circuiti affettivi e l’empatia e rende la comunicazione sempre più difficile.

Se la salute mentale dipende in larga misura dalla qualità delle nostre relazioni e dagli affetti che sperimentiamo, allora dobbiamo preoccuparci di una frattura sociale su larga scala, che viene vissuta a livello di intimità – anche familiare – e del senso dell’altro non come una minaccia, ma come aiuto e supplemento.

Per questo è importante aumentare i comportamenti che ci aiutano a pensare e interpretare meglio ciò che ci circonda, con l’obiettivo di prenderci cura di noi stessi e proteggerci.

Questi atteggiamenti sono nutriti da attività che forniscono benessere (leggere un libro, sentirsi rilassati o preparare un buon pasto). In secondo luogo, è conveniente praticare la pazienza, saper aspettare e lasciare passare il tempo che le sensazioni spiacevoli passino, non combatterle, o fuggire, ma accettarle e saper convivere con esse.

In questi momenti è importante nella nostra vita quotidiana assumere diversi punti di vista in tutta la loro ampiezza, e comprendere il filtro mentale che spesso applichiamo per interpretare la realtà, oltre che cercare la massima apertura mentale. La psicologia cognitiva ha fatto grandi progressi in questi anni nella comprensione dei pregiudizi che modellano le nostre convinzioni e modi di comprendere la realtà, che gioca un ruolo centrale negli atteggiamenti e nelle decisioni.

Sarebbe conveniente rivedere i pregiudizi che imponiamo, spesso inconsciamente, nell’osservare la realtà e gli altri, per percepirne il lato positivo e superare le visioni negative che rendono gli altri solo una minaccia e un fattore di rischio.

fonte@TheConversation

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