I miti come lui non seguono le regole del tempo, sono trasversali a differenti generazioni e si fa fatica a intuire con certezza quanti anni hanno, fluttuando immortali nella memoria collettiva con i loro capolavori che sono già entrati a tutti gli effetti nella storia del cinema.
Robert Redford ad esempio non è più un giovincello, anche se carattere e fascino sono sempre gli stessi delle prime pellicole in bianco e nero: l’attore infatti ha appena spento le sue prime 80 candeline.
Un volto pieno di rughe già da giovane, ha cavalcato la storia del cinema dentro con una carriera da protagonista tra passione politica e sostegno al cinema indipendent.
Nella sua lunga carriera Redford ha vinto due Oscar (nel 1981 come regista per «Gente comune» e alla carriera nel 2002) e tre Golden Globe, impegnandosi attivamente nella politica e nel sociale e promuovendo il cinema indipendente grazie al Sundance Film Festival da lui fondato insieme al collega Sidney Pollack.
Redford, figlio di un lattaio, è cresciuto in un ambiente umile. Ed ha avuto una giovinezza decisamente ribelle: l’università grazie ad una borsa di studio sportiva, poi la fuga in Europa, dove girava in autostop e sopravviveva con la vendita di quadri che ha dipinto fino a quando non è stato scoperto in una scuola di recitazione a New York.
Un’ascesa difficile ma dopo la prima consacrazione è stata una carriera in continua ascesa. Redford è diventato rapidamente un idolo del grande schermo nella Hollywood di fine anni ’60. Gli occhi azzurri intensi, il viso spigoloso e i capelli biondi lo hanno aiutato molto.
La sua vita privata è invece sempre stata riservata e senza scandali: nel 1958 sposa Lola Van Wagenen e dopo aver perso il primo figlio per una sindrome infantile, la coppia ha poi altri tre figli. Nel 1985 divorzia, poi vive una relazione con l’attrice brasiliana Sonia Braga e infine nel 2009 sposa l’artista tedesca Sibylle Szaggars.
