La situazione era diventata a dir poco incandescente ed è per questo che la tregua è arrivata nel momento più propizio: i pastori sardi hanno accettato tre giorni di tregua, per permettere al governo di perfezionare la propria offerta e pervenire a un accordo definitivo che consentirà di ridare dignità a questi lavoratori, mortificati per anni con prezzi, per il loro latte, a dir poco irrisori, incapaci di coprire persino i costi di produzione.
Si chiude così il tavolo di filiera convocato dal ministro Gian Marco Centinaio a Cagliari tra il Governo, Regione sarda, imprenditori e pastori.
L’accordo attuale prevede 72 centesimi Iva compresa al litro come acconto per il conferimento del prodotto e un saldo ancorato a una griglia che, considerando interventi di Regione e Stato, dovrebbe far sollevare il prezzo vicino a quello richiesto dai pastori, cioè un euro.
È stato anche raggiunto l’accordo per i caseifici di non vendere a meno di 6 euro e un “aggancio” a una griglia tra gli 85 cent e un euro, non solo sul pecorino romano ma anche su tre produzioni “dop”.
Ora, in questi tre giorni di tregua la proposta sarà posta al vaglio del mondo delle campagne. Il 21 febbraio il tavolo riprenderà al ministero a Roma.