Sigarette elettroniche danneggiano addirittura il Dna

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Da mesi ormai il loro mercato è in costante crescita, ragion per cui il governo sta pensando bene di ritoccare, naturalmente al rialzo, accise e tassazioni varie, e per di più si fa sempre più ampio il divario tra sostenitori e detrattori.

Le sigarette elettroniche sono veramente un utile alleato per abbandonare la classica bionda e ridurre i rischi legati al fumo, attivo e passivo, o è anch’essa dannosa e cancerogena?

La sigaretta elettronica, per o pochi che non la conoscessero, è un dispositivo che produce del vapore e che regala a chi la sta fumando una sensazione molto simile a quella di una sigaretta tradizionale.

La grande differenza sta nel fatto che usando la sigaretta elettronica non vi è nessun processo di combustione e quindi non vengono prodotte quelle comuni sostanze cancerogene dannose per il fumatore e per chi gli sta accanto – un recente studio ha stabilito che la reazione derivante dalla combustione genera oltre 4.800 diverse sostanze di cui almeno 69 cancerogene.

Secondo l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, la sigaretta elettronica “può essere utile per controllare la dipendenza da nicotina dei fumatori, perché permette di evitare il catrame e i molti gas tossici contenuti nel fumo di pipa, sigari e sigarette, esponendo a rischi più limitati”, ma allo stesso tempo “non è ancora chiaro se sia efficace come strumento per smettere di fumare”.

Sulla rivista scientifica Lancet di marzo 2016, i due massimi esperti mondiali sul tabagismo, David Nutt e Karl Fagestrom, hanno sostenuto che le e-cig sono del 95% meno tossiche rispetto alle normali sigarette e che il fumo di sigaretta è almeno venti volte più dannoso del vapore ma, comunque, una certa tossicità rimane. Quindi può essere “un male minore” per gli 11 milioni di fumatori italiani, ma di sicuro l’e-cig non deve indurre in tentazione chi non ha mai fumato.

Sigarette elettroniche danneggiano addirittura il Dna

La tossicità delle e-cig è legata principalmente al tipo di batteria che si utilizza e alla potenza che sprigiona. Più è potente la batteria, maggiore sarà la quantità di formaldeide prodotta dalla sigaretta elettronica. Per chi non lo sapesse, la formaldeide è una delle sostanze tossiche prodotta dalle sigarette normali e presente anche nelle e-cig.

Ma un rischio maggiore è in agguato: le sigarette elettroniche possono danneggiare persino il Dna, aumentando il rischio di malattie cardiache e di tumori ai polmoni e alla vescica.

Lo segnalano i test eseguiti sui topi alla New York University, pubblicati sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze. Il gruppo di esperti guidato da Moon-shong Tang ha osservato, nei topi esposti al fumo di e-sig, danni più gravi nel Dna di cuore, polmoni e vescica, e una minore capacità di autoripararsi.

Secondo quanto riportato dalla pubblicazione del Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences), lo stesso risultato sarebbe riscontrabile anche sugli umani, il che accende un campanello d’allarme per la salute dei vapers.

Nello specifico, i responsabili dei danni generati nei confronti del Dna sarebbero la nicotina e l’nnk, chetone nicotina, derivato della nitrosammina.

«È una notizia che non rassicura perché non potendo valutare gli effetti a lungo termine dell’uso delle e-cig, da troppo poco tempo sul mercato, gli studiosi americani hanno utilizzato il metodo sperimentale di osservare eventuali modifiche del Dna che possano far presumere l’insorgenza di queste malattie», commenta Roberta Pacifici, Direttrice del centro farmaco e tossicodipendenze dell’Istituto superiore di sanità (Iss).

«E dobbiamo anche studiare gli effetti sui polmoni degli aromi, come quelli alla vaniglia o al cioccolato, che mandano in circolo micro particelle studiate solo come additivi alimentari e non da inalazione», aggiunge Pacifici.

Le sigarette elettroniche sono inoltre state messe sotto esame dalla Food and Drug Administration, l’agenzia Usa che regola i farmaci, per il rischio di esplosione delle loro batterie. Rimandata invece la decisione sulla commercializzazione oltreoceano dei dispositivi Iqos, che scaldano il tabacco senza bruciarlo. Secondo l’Fda non ci sono ancora prove sufficienti che aiutino a ridurre il rischio di malattie da tabacco.

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