Smartphone che si autodistruggono per arginare l’inquinamento elettronico

VEB

L’allarme ormai è arrivato da più ricerche, che sono unanime nel concordare che i nostri tanto amati smartphone, tanto utili quanto facilmente obsoleti e quindi velocemente rottamati, vadano a creare una mole enorme di rifiuti elettronici, che al momento non vengono riciclati a dovere, andando ad aggravare l’inquinamento ambientale.

Solo nel 2014, stando ai dati dell’Onu, sono stati prodotti circa 41,8 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, e per arginare questo nocivo fenomeno gli scienziati dell’Università dell’Illinois hanno messo a punto dispositivi che si autodistruggono, sia con comando a distanza sia grazie all’uso di segnali radio o calore come input.

Gli studiosi, guidati dal professore di ingegneria aerospaziale Scott R. White, hanno in pratica messo appunto un innesco radiocomandato in grado di attivare a distanza l’autodistruzione su richiesta.

“Abbiamo dimostrato che l’elettronica c’è quando ne abbiamo bisogno e sparisce quando non ci serve più”, ha detto White. “Questo è un modo per creare la sostenibilità nei materiali che vengono utilizzati dall’elettronica moderna. È stato il nostro primo tentativo di utilizzare uno stimolo ambientale per innescare la distruzione”.

Lo studio è stato pubblicato su Advanced Materials e può essere considerato un ulteriore e innovativo passo in avanti per la riduzione dell’inquinamento elettronico e una produzione più sostenibile.

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