Il trapianto di rene rappresenta la migliore risposta assistenziale per i soggetti che sono affetti da grave ed irreversibile insufficienza renale e fornisce maggiori opportunità di cura rispetto al trattamento dialitico.
Il trapianto renale è un intervento chirurgico che consiste nel prelevare un rene sano da un donatore cadavere o un donatore vivente e impiantarlo nella parte anteriore dell’addome del paziente ricevente in sede extraperitoneale.
Per essere considerati idonei al trapianto ci si deve sottoporre a una serie di esami che devono escludere la presenza di eventuali malattie, incompatibili con il trapianto o con le medicine antirigetto che il paziente dovrà sempre prendere dopo l’intervento, per impedire il rigetto del rene trapiantato.
L’esito degli esami e le condizioni cliniche stabiliranno se il paziente è idoneo al trapianto. Una volta entrati in lista d’attesa il trapianto viene effettuato nel momento in cui si rende disponibile un rene che abbia una buona “somiglianza” con i tessuti del paziente ricevente. Il trapianto non avviene secondo la posizione in lista: il rene disponibile viene messo a disposizione del paziente più idoneo, non al paziente che è in lista da più tempo.
Non tutti sono idonei al trapianto di rene. Il medico valuterà se il trapianto può migliorare la sua vita o se le condizioni cliniche del paziente rendono il trapianto troppo rischioso o con scarse probabilità di successo.
L’intervento di solito richiede dalle 3 alle 4 ore ed è impensabile quindi venga effettuato senza anestesia generale, eppure all’ospedale di Torino sono riusciti nell’incredibile impresa, per salvare la vita a un paziente che non avrebbe retto alle conseguenze proprio dell’anestesia.
Nello specifico, un paziente 40enne è stato sottoposto, durante un intervento durato cinque ore, a un trapianto di rene senza anestesia generale all’ospedale Molinette di Torino.
La decisione si è resa necessaria perché l’uomo, affetto da una rara malattia congenita, soffre di insufficienza respiratoria, che rende impossibile l’anestesia generale: è stato quindi sedato solo con un’anestesia combinata peridurale e spinale, a paziente sveglio.
Il 40enne è affetto dalla cosiddetta sindrome di Prune-Belly. Questa sindrome è una rara sindrome congenita, caratterizzata da assenza dei muscoli addominali, anomalie delle vie urinarie, ipotonia vescicale, megauretere, criptorchidismo o agenesia testicolare, ipertensione arteriosa e malattia renale cronica ingravescente. A questi si possono associare eventualmente altri aspetti, come una malformazione del disegno toracico nota come “pectus excavatum” che può portare ad insufficienza respiratoria. L’incidenza è stimata da 1 ogni 35.000 a 1 ogni 50.000 nati vivi e riguarda prevalentemente il sesso maschile (97%).
I medici, dinanzi a questa necessità, hanno dovuto trovare un’alternativa, come abbiamo visto, all’anestesia generale.
L’anestesista che ha perfezionato la tecnica e permesso di mantenere il paziente in anestesia spinale per tutto questo tempo è il dottor Fabio Gobbi, dell’équipe diretta dal dottor Pier Paolo Donadio, ed i chirurghi che hanno potuto quindi effettuare lo straordinario intervento sono il dottor Omidreza Sedigh (Urologia universitaria diretta dal professor Paolo Gontero) ed i dottori Aldo Verri e Caterina Tallia (Chirugia vascolare ospedaliera diretta dal dottor Maurizio Merlo).
L’intervento è perfettamente riuscito ed il paziente è attualmente degente presso il reparto di Nefrologia universitaria diretta dal professor Luigi Biancone.
Nonostante le malattie rare interessino il 6-8% della popolazione europea, negli ultimi dieci anni presso l’ospedale Molinette di Torino sono state sottoposte a trapianto di rene circa 250 persone affette da patologie rare non glomerulari.
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