Embrioni, creato il primo ibrido uomo-pecora

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Come ci dice la scienza, un embrione è il primo stadio dello sviluppo di un organismo eucariote diploide. La definizione di embrione varia a seconda degli organismi considerati, comunque appartenenti solamente a due regni dei viventi: animali e piante.

Negli esseri umani l’uso del termine embrione viene posticipato dopo un certo numero di divisioni cellulari successive a quella dello zigote, fino alla formazione del bottone embrionale all’interno della blastocisti, cioè la differenziazione morfologica che permette di distinguere l’embrione dalla placenta.

Una convenzione in uso è anche quella di definire come embrione l’organismo dopo che è avvenuto l’impianto nella mucosa uterina, evento che nella donna fa parte della gravidanza dopo la fecondazione-concepimento.

Spartiacque tra la fase embrionale e quella fetale viene considerata l’ottava settimana di gestazione dal momento del concepimento: è il periodo in cui la forma degli arti e delle strutture facciali appare definita e l’embrione assume l’aspetto caratteristico della specie.

L’embrione sin dal primo istante, quando cioè è ancora allo stadio di una sola cellula, presenta un genoma con una precisa individualità somatica.
Ogni embrione umano è unico perché non esiste al mondo la possibilità che nasca un embrione identico a quello, non è mai esistito in passato uno identico a lui e non esisterà mai nel futuro uno identico a lui. In altre parole, ogni singolo embrione non ha alcuna possibilità statistica di essere riprodotto.

Da anni gli scienziati stanno lavorando sulla riproduzione degli embrioni umani in provetta, e per la prima volta al mondo è stato creato in laboratorio un embrione ibrido uomo-pecora, in cui una cellula su 10mila è umana.

Embrioni, creato il primo ibrido uomo-pecora

Embrioni, creato il primo ibrido uomo-pecora

Embrioni chimera che potrebbero non solo aumentare l’offerta di organi, ma anche offrire la possibilità di personalizzarli, rendendoli geneticamente compatibili con il sistema immunitario di chi li riceve: e questo utilizzando le cellule dello stesso paziente in attesa del trapianto, per eliminare il rischio di rigetto.

L’annuncio arriva dagli scienziati dell’università della California Davis, ad un anno da quando lo stesso gruppo di ricerca aveva realizzato un embrione di uomo e maiale, dove le cellule umane erano una su 100mila.

In questo caso sono state scelte le pecore in quanto di questi animali bastano solo quattro embrioni e non cinquanta (come nel caso del maiale) per assicurarsi una gravidanza e le dimensioni degli organi sono simili a quelle degli uomini.

Si tratta di una tecnica che ricorda il principio degli xenotrapianti, ovvero l’uso per l’uomo di organi animali (in particolare da suini), ma se ne differenzia per l’incrocio tra cellule e dunque tra patrimoni genetici dell’uomo e dell’animale (la pecora, nel caso di Stanford). La tecnica più vicina a questo nuovo esperimento, che ha dato luogo a embrioni misti uomo-ovino fatti sviluppare fino al 28esimo giorno, un’estensione di tempo che dovrebbe essere sufficiente a verificare la formazione di organi destinati al trapianto sull’uomo, anche perché sinora pare che non vi sia traccia di ciò che si immaginava di trovare.

Questi nuovi esperimenti non farebbero altro che avvalorare le possibilità che, in futuro, si possano ottenere organismi ibridi utili per salvare vite umane. Quelle delle persone che in tutto il mondo rimangono in attesa (e talvolta ci muoiono) di un organo compatibile.

Anche se c’è molto da lavorare – sottolinea il ricercatore – gli organi prodotti in queste chimere interspecie potrebbero un giorno costituire un modo per soddisfare la domanda di organi, trapiantando ad esempio un pancreas ibridizzato in un paziente”.

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