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La generazione Z vive in uno stato di ansia perenne

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La Generazione Z sta affrontando un’epidemia silenziosa: l’ansia sociale. Secondo recenti studi, i disturbi legati alla sfera sociale sono aumentati del 300% nell’ultimo decennio tra i giovani dai 16 ai 24 anni. Le cause? Un mix pericoloso di iperconnessione digitale, instabilità economica e isolamento pandemico.

La generazione Z vive in uno stato di ansia perenne

Un’impennata globale nei disturbi d’ansia

Dimenticate la timidezza adolescenziale. I dati parlano chiaro: l’ansia sociale è ormai una condizione debilitante per milioni di giovani. Secondo un’analisi condotta dall’Università di Oxford, il rischio di sviluppare disturbi d’ansia aumenta del 47% tra chi trascorre più di 5 ore al giorno sui social media.

«Le interazioni virtuali stanno minando le competenze relazionali faccia a faccia», afferma il terapeuta cognitivo Federico Ferrarese. «Molti ragazzi oggi si percepiscono come NPC, personaggi non protagonisti nella loro stessa vita sociale».


Un fenomeno che attraversa i confini

La questione è globale. Nel Regno Unito, uno studio del Royal College of Psychiatrists ha rilevato che 1 giovane su 3 prova ansia intensa in contesti sociali, una condizione amplificata dall’isolamento durante la pandemia. «Gli adolescenti sono stati lasciati soli nei momenti chiave dello sviluppo», osserva la dottoressa Elaine Lockhart.

Nel frattempo, in Turchia, la situazione è altrettanto allarmante: secondo la Turkish Psychiatric Association, il 24% degli studenti universitari ha ricevuto una diagnosi di fobia sociale, mentre oltre 4 milioni di giovani non lavorano né studiano. Lo studio della Konrad-Adenauer-Stiftung rivela che il 73% vorrebbe emigrare, spinto da disillusione e mancanza di prospettive.

«Il senso di impotenza economica sta rinchiudendo i giovani nelle loro case», denuncia la psicologa Carolyne Keenan.


La pandemia ha accelerato un malessere già in crescita

Il Covid-19 ha agito da detonatore. I periodi prolungati di isolamento sociale, lezioni online e restrizioni hanno alterato le dinamiche relazionali in modo profondo. Molti giovani hanno sviluppato una tolleranza sempre più bassa al confronto diretto, e il ritorno alla “normalità” non ha risolto il problema.

Come osservato anche in un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il disagio mentale tra i giovani è oggi una delle principali minacce al benessere globale, con effetti che si riflettono su carriera, istruzione e salute fisica.


Quali sono le soluzioni?

Gli esperti concordano: intervenire presto è fondamentale. Alcuni approcci efficaci includono:

  • Terapia cognitivo-comportamentale (CBT): considerata uno dei metodi più efficaci per affrontare la fobia sociale.
  • Disintossicazione digitale: ridurre l’uso dei social media può migliorare l’umore e la sicurezza sociale.
  • Supporto scolastico e lavorativo: creare ambienti accoglienti e non giudicanti è cruciale per aiutare i giovani a reintegrarsi.

«Dobbiamo smettere di trattare i giovani come numeri da statistiche e iniziare a fornire loro strumenti concreti per affrontare la vita reale», afferma Elena Pagnini, psicologa clinica e formatrice.


Fonti autorevoli:


Conclusione

La Generazione Z non è “fragile”: è stata semplicemente travolta da un cambiamento epocale senza strumenti adeguati per affrontarlo. Comprendere le radici del disagio e intervenire con politiche educative e sanitarie mirate è il primo passo per invertire una tendenza che rischia di compromettere il futuro di un’intera generazione.

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