Un disturbo sempre più comune che assilla milioni di persone in tutto il mondo, a volte è dovuta a problemi circoscritti in un determinato periodo ma in alcuni casi diventa praticamente insormontabile e c’è chi non riesce a superarlo cercando invece di conviverci nel tempo, L’insonnia è un disturbo comune che consiste nell’incapacità di addormentarsi o nel sovvertimento dei normali ritmi del sonno.
I sintomi quali la difficoltà ad addormentarsi o un risveglio costante durante la notte sono da valutare in base alla frequenza. Infatti uno dei modi più comuni per classificare l’insonnia è riferendosi alla durata dei sintomi: si definisce transitoria quella che dura meno di un mese, a breve temine se dura per 1-6 mesi e cronica se dura oltre i sei mesi.
L’insonnia si definisce ‘primaria’ quando si presenta come forma indipendente e autonoma per eziologia e sviluppo, mentre è detta ‘secondaria’ se è conseguenza di un’altra condizione medica o psichiatrica.
A causarla sono spesso stress, specie quelli di tipo psicosociali (come i rapporti conflittuali nell’ambiente lavorativo), depressione, abuso di sostanze eccitanti, dolore fisico, allergie alimentari, disturbi ambientali, il russamento abituale associato alla presenza di apnee notturne e il jet lag.
Un recente studio sull’utilizzo dello smartphone ha dimostrato come anche quest’ultimo possa costituirsi come un fattore di rischio ben definito (Grover et al, 2016). Gli schermi illuminati di smartphone e tablet emettono le cosiddette onde blu, ovvero luce a breve lunghezza d’onda che ha un forte impatto sulla sonnolenza diurna, poiché ritarda il rilascio della melatonina, rendendo così più difficile prendere sonno di notte. Quando andiamo a dormire dovremmo abituarci al buio attraverso un lento processo graduale ed è chiaro come uno schermo illuminato nella totale oscurità, che magari seguita a lampeggiare e mostrare spie luminose all’arrivo di nuovi messaggi, non può che influenzare questo ingresso nel sonno in maniera brusca e forzata.
Insonnia provoca in pochi giorni seri danni al cervello
Anche se molto comune come disturbo, l’insonnia non è affatto da sottovalutare: pare infatti che possa portare serie conseguenze per il nostro cervello anche se si protrae per pochi giorni.
A dimostrare gli effetti devastanti dell’insonnia è uno studio condotto da Chiara Cirelli della University of Wisconsin-Madison e Michele Bellesi dell’Università Politecnica delle Marche: danni strutturali a carico del cervello e sistema nervoso a pezzi, l’insonnia gioca davvero brutti scherzi e bastano solo 5 giorni di mancato sonno perché il cervello vada letteralmente in tilt. Senza contare i danni che già si conoscevano, legati a gravi complicanze come malattie cardiovascolari, sindromi metaboliche e riduzione della memoria.
Non dormire in maniera adeguata, anche per pochi giorni, sembra provocare un assottigliamento della guaina protettiva – la mielina – che ha lo scopo di isolare i nervi. Per arrivare a tali conclusioni i ricercatori hanno condotto lo studio su modello animale.
«Abbiamo tenuto svegli i topi per 4 giorni e mezzo, quindi la riduzione di sonno è stata circa del 70% (cioè i topi dormivano solo un terzo del normale). Se volessimo traslare questa limitazione del sonno a un uomo che dorma in media 7 ore a notte – spiega Bellesi durante un’intervista ad Ansa – significherebbe farlo dormire circa due ore per notte per 4 giorni e mezzo».
Lo stesso danno potrebbe verificarsi anche con una deprivazione di sonno meno intensa ma più duratura nel tempo (ad esempio dormendo solo 5 ore per notte per diverse settimane), rileva Bellesi.
La ricerca conferma il ruolo essenziale svolto dal dormire con regolarità e del riposo stabile e duraturo. Ancora gli esperti non sanno spiegare se la riduzione della mielina rimanga a lungo nel tempo, ma è chiaro che queste conseguenze non sono da considerarsi affatto salutari.