Morbillo fa ancora paura in Italia

Il morbillo è un’infezione respiratoria altamente contagiosa causata da un virus, il cui sintomo caratteristico è un rash cutaneo che inizia dalla testa e si diffonde poi in tutto il corpo, accompagnato da sintomi parainfluenzali.

Poiché il morbillo è causato da un virus, non esiste alcun trattamento medico specifico e l’infezione deve fare il suo corso, ma essendo collegato a potenziali complicazioni anche molto serie è consigliabile ricorrere alla vaccinazione per prevenire il contagio fin da bambini.

Con l’approvazione del decreto Lorenzin il vaccino fa ora parte di quelli obbligatori e viene somministrato insieme a quelli per parotite, rosolia e varicella.

Il morbillo continua ad essere una minaccia a livello globale: in 5 su 6 delle regioni classificate dall’OMS sono state rilevate epidemie, mettendo a repentaglio, in queste aree, i progressi per l’eliminazione della malattia.

La regione che tuttora detiene il primato di decessi infantili per morbillo è il Sud-est asiatico (52.700 casi mortali nel 2012, quasi un terzo dei quali in India), seguita dall’Africa (41.400 casi), dal Mediterraneo orientale(25.800) e dal Pacifico occidentale (2.000).

Morbillo, in Italia fa ancora paura

In Europa si contano annualmente un centinaio di decessi, e ancora meno nelle Americhe, l’unica regione che abbia eliminato l’incidenza della malattia (l’ultimo caso di morbillo endemico è stato registrato nel 2002).

I casi di infezione registrati nel nostro Paese invece nel 2017 si sono triplicati rispetto al 2016, con un aumento del 230%.

Nello specifico, nel 2017 si sono registrati 5.076 casi di morbillo, con 4 decessi. Tutte le Regioni hanno segnalato casi, ma il 89% proviene da sette: Piemonte, Lazio, Lombardia, Toscana, Abruzzo, Veneto e Sicilia.

L’88% dei casi segnalati era non vaccinato e il 6% ha ricevuto solo una dose di vaccino. L’età mediana è pari a 27 anni. La maggior parte dei casi (74%) è stata segnalata in persone di età maggiore o uguale a 15 anni, e l’incidenza maggiore si è verificata nei bambini sotto l’anno di età.

E quest’anno i dati non sono certo migliori, nonostante siamo nei primi mesi. Secondo gli ultimi dati disponibili diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, nel primo mese del 2018 si contano 164 casi di morbillo con due persone decedute (una di 38 anni e una di 41) per insufficienza respiratoria. Tutte le vittime non erano vaccinate, e tutte tranne uno avevano altre patologie di base. In tutti i casi la causa del decesso è stata insufficienza respiratoria.

La Sicilia, in particolare, ha riportato l’incidenza più elevata. L’età mediana è stata 25 anni. Il 93% circa dei casi era non vaccinato o aveva ricevuto solo una dose. Il 40% ha sviluppato almeno una complicanza, mentre oltre la metà è stato ricoverato. Nello stesso periodo è stato segnalato un caso di rosolia.

Eppure, proprio in Sicilia, la vaccinazione obbligatoria  che permetterebbe nel giro di pochi anni di debellare il virus viene ancora sottovalutata dalle famiglie, per irresponsabilità, scetticismo, ignoranza in alcuni casi.

Con la salute non si scherza. Eppure ancora oggi, malgrado i numerosi appelli e le prese di posizione soprattutto alla luce degli ultimi decessi, si continua a sottovalutare la profilassi: ci si scontra ancora con quanti reputano le vaccinazioni come una “cosa” inutile da fare.

Milena Lo Giudice, pediatra palermitana di libera scelta e componente del tavolo tecnico regionale all’assessorato della Salute in tema di vaccinazioni spiega: «Di morbillo si può morire, eccome. Occorre far tremare i polsi a quei genitori che si ostinano ancora oggi a non vaccinare i propri figli. Lo vogliono capire che se non si fa profilassi si rischia la vita? Bisogna essere nudi e crudi. Bisogna provocare paura a quanti si ostinano ancora oggi a non vaccinare i propri figli».

La stessa Lo Giudice aggiunge che “Purtroppo moltissimi in Sicilia ed Italia sono influenzati dalle bufale che vengono lanciate dai social, da internet e dalla cattiva informazione. Voi giornalisti avete un’arma davvero efficace: dovete a tutti i costi scrivere che chi non vaccina per il morbillo rischia di provocare gravi patologie ai propri figli ed anche la morte. L’intervento migliore è quello culturale e non quello coercitivo. La profilassi, per ricordarlo a tutti, va fatta la prima volta al tredicesimo mese di vita e ripetuta all’età di 5 anni. Ma ci si può vaccinare sempre, anche quando ci si dimentica di averlo fatto prima”.

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