Certamente vi sarà capitato di vedere una mucca da vicino e quindi vi sarete senz’altro accorti che passa la maggior parte del suo tempo a mangiare, o quantomeno a masticare, in un movimento continuo e ripetitivo che attira l’attenzione.
Oppure, se siete tipi che amano mangiare e non perdere occasione per sgranocchiare qualcosa, in qualsiasi momento, sarete certamente stati paragonati a dei “ruminanti”.
Il perché è presto detto: viene denominato “ruminante” l’animale che ha la capacità di digerire il cibo in due fasi: prima deglutisce il bolo alimentare per intero, poi, dopo il rigurgito, lo rielabora e lo sbriciola usando la saliva.
La ruminazione, più nello specifico, è quindi un riflesso mediante il quale l’animale rigurgita in cavità orale quanto grossolanamente frammentato durante l’ingestione primaria, lo tritura finemente grazie ai movimenti a molla della mandibola, lo insaliva e nuovamente lo ingurgita, allo scopo di favorire le reazioni fermentative operate dai microrganismi nei pre-stomaci.
Si tratta di una fase lenta, dal momento che al pascolo un bovino rumina 8 – 12 ore al giorno, ma anche perché il cibo deve attraversare ben quattro stomaci nei ruminanti: il rumine, il reticolo, l’omaso, l’abomaso.
Solitamente di ruminanti conosciamo le mucche e al massimo le pecore, ma in realtà sono diversi gli animali che condividono questo tipo di masticazione e quindi digestione: i bovini naturalmente ma anche capre, cervidi e giraffidi.