Save the Children suona l’allarme sul collasso dell’istruzione per colpa del covid

VEB

L’aumento improvviso della pandemia di SARS-CoV-2 sta avendo effetti dirompenti per gli appartenenti a qualunque ceto sociale, andando a colpire duramente soprattutto le categoria fragili come donne e bambini. Di recente l’Unicef ha diffuso numeri allarmanti: ben oltre 1 miliardo e mezzo di bimbi non sono andati a scuola e quasi cinquecento milioni non hanno potuto ovviare con la didattica a distanza.

Save the Children suona allarme sul collasso istruzione per colpa del covid
StockSnap / pixabay

Ad impensierire ancor di più si aggiungono le dichiarazioni di Save the Children sulla drammatica situazione educativa dei minori. La più grande organizzazione internazionale indipendente, che dal 1919 lotta per migliorare la vita dei minori con i suoi interventi in 120 Paesi nei quattro angoli del mondo, afferma che la scolarizzazione si trova ad un passo dal collasso: le loro stime preliminari parlano di un numero compreso fra i 10 ed i 16 milioni di bambini che molto probabilmente non torneranno mai più sui banchi di scuola, dopo essere stati costretti ad interrompere la loro carriera scolastica per andare a lavorare o per contrarre matrimoni precoci.

Sempre leggendo il resoconto di Save the Children apprendiamo che la degenerazione di questa situazione deriva principalmente dal deterioramento delle condizioni economiche causate dalla pandemia, ma al tempo stesso anche legate al mutamento del clima, alla migrazione inevitabile per carenza di cibo e da conflitti armati. Questo interessa in primis i Paesi a basso reddito: il massimo livello di rischio è per la Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Somalia, Afghanistan, Sud Sudan, Sudan, Mali e Libia. Ad un livello di rischio leggermente inferiore troviamo Siria e Yemen. Con queste cifre i modelli di previsione statistiche dicono che nel 2030 il 20% dei giovani tra 14 e 24 anni e il 30% degli adulti non sapranno leggere.

A tutto questo si affianca l’inevitabile disattenzione per le attività educative pratiche come il gioco e l’educazione musicale, fondamentali in tenera età per gli aspetti cognitivi e l’equilibrio psichico. L’educazione musicale in genere comincia con il flauto perché è semplice ed allena la respirazione, la chitarra per bambini che aiuta la motricità delle mani e porta ad essere suonata in compagnia a vantaggio della socializzazione, in casi meno frequenti il violino che rappresenta l’immaginario classico della musica ma è più complesso.

Da non sottovalutare però anche la condizione dei bambini che hanno continuato la didattica, perché la metà degli alunni delle elementari non raggiunge il livello di competenze medie; ancora peggio sono molti i casi di regressione anche nei comportamenti, per i quali urge il bisogno di migliorare la salute mentale ritrovando un giusto bilanciamento tra le esigenze pratiche del bambino, della famiglia e gli spazi da dedicare all’attività ludica e ricreativa.

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