Ebola, finalmente l’epidemia è finita in Congo

VEB

Ad ogni scoppio di un nuovo focolaio si teme che possa trasformarsi in un pandemia mondiale, ma per fortuna ancora una volta si può tirare un sospiro di sollievo: l’Ebola è stata sconfitta in Congo.

“L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che l’epidemia del virus Ebola nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc) è finita. E’ un’ottima notizia”: ad annunciarlo il Commissario europeo agli Aiuti umanitari Christos Stylianides che ha rivolto anche un “pensiero alle vittime e ai coraggiosi operatori sanitari che hanno combattuto in prima linea”.

L’allarme epidemia era scattato esattamente lo scorso 8 maggio, e dopo oltre due mesi la minaccia è stata debellata. L’ultimo caso nella Repubblica Democratica del Congo era stato registrato nei primi giorni di giugno, sono stati quindi necessari circa 40 giorni per assicurarsi che non emergessero nuovi casi e poter dichiarare finita l’epidemia.

Sono state comunque settimane di paura, con 54 casi confermati, 33 vittime e 21 sopravvissuti.

Stavolta i danni sono stati limitati grazie alla tempestività degli interventi, ben diversi da quelli della tragica ondata che aveva stravolto l’Africa occidentale tra il 2014 e il 2016, e causato oltre 11mila morti. In meno di 24 ore dalle prime segnalazioni le squadre di emergenza erano già attive sul campo, con laboratori mobili per la diagnostica, il primo soccorso e il contenimento.

Il Commissario ha sottolineato come sin dalle primissime fasi dell’epidemia, “l’Ue è stata in prima linea negli sforzi per curare le persone colpite e contenere il virus” e ha “lavorato a stretto contatto con l’Oms, le autorità congolesi e le organizzazioni internazionali”. Inoltre “attraverso il nostro meccanismo di protezione civile, abbiamo anche fornito attrezzature mediche, mentre il nostro sistema di mappatura satellitare Copernicus ha prodotto mappe delle aree colpite”.

“L’epidemia è stata contenuta grazie agli sforzi instancabili dei team locali, del supporto dei partner, della generosità dei donatori e della guida efficace del Ministero della Salute”, ha commentato invece Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in merito alla risposta strategica.

Ma è la stessa Organizzazione a sottolineare anche che non è il momento di mollare, bensì che proprio adesso è necessario un impegno internazionale continuativo per spegnere altri potenziali focolai nel paese.

Ricordiamo che l’ebola è una malattia grave, spesso fatale, con un tasso di mortalità di circa il 50%. Nelle epidemie passate il tasso di mortalità variava dal 25% al 90%. Colpisce gli uomini e i primati (scimmie, gorilla, scimpanzé).

La popolazione umana può contrarre Ebola attraverso lo stretto contatto con sangue, secrezioni, tessuti, organi o fluidi corporei di animali infetti. Quando l’infezione si manifesta negli esseri umani, il virus si può diffondere tramite contatti diretti attraverso pelle con ferite, o mucose e membrane, con sangue o fluidi di un malato. I fluidi includono: urina, saliva, feci, vomiti, liquido seminale. Il contagio può avvenire inoltre con oggetti quali aghi e siringhe contaminati.

I sintomi tipici sono la comparsa improvvisa di febbre, intensa debolezza, dolori muscolari, mal di testa e mal di gola, seguiti da vomito, diarrea, esantema, insufficienza renale ed epatica e, in alcuni casi, emorragia sia interna che esterna. Il periodo di incubazione o l’intervallo di tempo dall’infezione alla comparsa dei sintomi è tra 2 e 21 giorni.

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