Il Doomsday Clock, un simbolo potente della prossimità del mondo a una catastrofe globale, è stato introdotto nel 1947 dai fisici del Progetto Manhattan, consapevoli dei pericoli delle armi nucleari che avevano contribuito a creare.
Originariamente focalizzato sul rischio nucleare, l’orologio, con le sue lancette avvicinandosi metaforicamente alla mezzanotte, ora riflette anche altre minacce gravi come il cambiamento climatico e la crisi geopolitica.
Nel 2023, le lancette sono state impostate a 90 secondi dalla mezzanotte, il livello di pericolo più alto mai segnalato, influenzato in parte dalla guerra in Ucraina e dalla tattica russa di “escalation to de-escalation“, che implica l’uso di armi nucleari in scenari di conflitto.
La storia dell’orologio è segnata da variazioni significative delle lancette, ad esempio durante la Guerra Fredda, quando rifletteva la tensione tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Momenti storici come i test della bomba all’idrogeno nel 1953 hanno visto l’orologio avvicinarsi pericolosamente alla mezzanotte, mentre periodi di distensione e trattati di disarmo hanno portato a un allontanamento delle lancette.
Dal 2007, l’orologio considera anche il cambiamento climatico, riconoscendo la complessità e l’interconnessione delle minacce globali.
L’attuale posizione dell’orologio riflette la crescente instabilità e la minaccia del collasso dei trattati di controllo delle armi, come evidenziato dal ritiro degli Stati Uniti e della Russia da importanti accordi.
Questo sviluppo segna un preoccupante declino nella governance della proliferazione nucleare. In quest’epoca, il Doomsday Clock non solo funge da avvertimento sulle molteplici sfide globali, ma anche come un richiamo all’azione, sottolineando l’importanza del dialogo internazionale e della cooperazione per affrontare queste sfide complesse.
