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Onda gigante al largo del Canada: il fenomeno che allarma gli scienziati

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Nel novembre del 2020, un evento rarissimo ha catturato l’attenzione del mondo scientifico: al largo dell’isola di Vancouver, in Canada, è stata registrata un’onda anomala di 17,6 metri, equivalente all’altezza di un palazzo di quattro piani. Il fenomeno, rilevato da una boa ad alta precisione della startup canadese MarineLabs, è tra i più estremi mai osservati nella regione del Pacifico settentrionale.

Onda gigante al largo del Canada il fenomeno che allarma gli scienziati

La scoperta, riportata anche da National Geographic e BBC News, non solo sorprende per le sue dimensioni, ma riapre il dibattito sui pericoli che queste onde giganti rappresentano per la sicurezza della navigazione, delle piattaforme offshore e degli ecosistemi marini.


Cosa sono le onde anomale?

Conosciute anche come rogue waves, le onde anomale sono vere e proprie “trappole” naturali: si presentano all’improvviso, raggiungendo altezze molto superiori a quelle delle onde circostanti. L’onda registrata vicino a Vancouver era tre volte più alta rispetto alle onde vicine, un’anomalia che ha sorpreso anche i ricercatori veterani del settore.

La prima conferma scientifica dell’esistenza di queste onde risale solo al 1995, con la celebre onda Draupner nel Mare del Nord, che raggiunse i 25,6 metri. Prima di allora, si pensava che i racconti dei marinai su muri d’acqua improvvisi fossero frutto di fantasia o esagerazioni. Ma la scienza ha da tempo confermato: queste onde esistono e possono essere distruttive.


Come si formano? L’interferenza costruttiva

Secondo gli esperti dell’Università di Oxford, che hanno ricreato il fenomeno in laboratorio nel 2019, alla base della formazione delle onde anomale c’è un meccanismo fisico noto come interferenza costruttiva. Quando più onde si sovrappongono in modo sincronizzato, le loro ampiezze si sommano generando un’onda di potenza eccezionale.

Questo rende le onde anomale estremamente difficili da prevedere, anche con i più sofisticati modelli digitali. Come spiega Mathilde Fontez, direttrice della rivista scientifica Epsiloon, “le onde anomale non sono né leggenda né incubo: sono molto reali”.


Perché rappresentano una minaccia concreta

Negli ultimi 25 anni, secondo i dati dell’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), almeno 22 navi cargo sono state distrutte o danneggiate gravemente a causa di queste onde. Un numero preoccupante, che ha spinto il settore marittimo a riconsiderare i protocolli di sicurezza.

Il rischio è aggravato dal cambiamento climatico: studi recenti pubblicati su Nature Climate Change indicano che l’aumento della temperatura globale potrebbe intensificare questi eventi estremi, soprattutto nel Pacifico settentrionale.


MarineLabs e il futuro del monitoraggio oceanico

Per fronteggiare questa minaccia, l’azienda MarineLabs, specializzata in tecnologie oceanografiche, ha lanciato un progetto ambizioso: installare decine di boe intelligenti lungo le principali rotte marittime del mondo. Questi sensori sono progettati per raccogliere dati in tempo reale su onde, correnti e altri parametri oceanici, con l’obiettivo di sviluppare un sistema di allerta preventiva per onde anomale.

Queste iniziative non solo migliorano la sicurezza in mare, ma sottolineano anche l’importanza della tutela degli ecosistemi marini, oggi più vulnerabili che mai.


Conclusione

L’onda di 17,6 metri registrata nel 2020 al largo di Vancouver non è solo un record: è un campanello d’allarme per l’intera comunità marittima e scientifica. Le onde anomale, una volta considerate leggende da marinaio, sono oggi al centro di ricerche cruciali per la sicurezza e la sostenibilità degli oceani. E mentre la tecnologia avanza, è chiaro che conoscere meglio il mare è l’unico modo per imparare davvero a navigarlo.

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