Ospedali, dal 25 novembre cambieranno le regole sulle turnazioni dei medici

VEB

A chi non è mai capitato di recarsi in pronto soccorso e trovare dottori, senza dubbi bravi, ma massacrati da decine di ore di straordinario, senza il necessario riposo tra un turno e l’altro, e senza soprattutto l’attenzione necessaria per accorgersi di tutti i sintomi di una patologia?

Complice anche i numerosi casi di malasanità dovuti non a incompetenza dei luminari ma alla loro impossibilità di sostenere ritmi francamente estenuanti, da fine mese cambieranno le regole della turnazione in ospedale, sperando di contribuire a un miglioramento netto della sanità pubblica.

Dal 25 novembre quindi dovranno cambiare gli orari dei medici negli ospedali: le ore massime di lavoro settimanale saranno 48, i turni più lunghi di 13 ore al massimo e 11 le ore di riposo minime garantite.

In realtà queste regole non sono nuove in senso stretto, perché sono previste da una direttiva europea che risale a più di 12 anni fa, ma il nostro Paese se l’era sempre “cavata” inquadrando i medici come dirigenti, quindi senza obbligo di “timbrare il cartellino” e senza, di fatto, stringenti vincoli d’orario.

Regioni in piano di rientro come Calabria, Campania, Molise e Lazio, faticheranno certamente a organizzare i nuovi turni. Ma anche in altre realtà possono esserci situazioni locali di carenze di personale. In Italia ci sono reparti che si reggono grazie a medici che lavorano tranquillamente 60 ore a settimana e fanno turni di 18 ore consecutive, dicono i sindacati. Il problema è noto al ministero della Sanità dove ammettono che ci sarebbe bisogno di nuove assunzioni. Il sindacato degli ospedalieri Anaao, parla di almeno 4-5 mila medici in più per poter applicare i nuovi orari in tutti gli ospedali.

“Senza assumere altri colleghi sarà difficile rispettare la normativa europea sui riposi, e si rischiano le ispezioni della Direzione territoriale del lavoro”, spiega Carlo Palermo vice segretario nazionale Anaao-Assomed. Sono infatti previste sanzioni per le Asl che non rispettano le regole. “Non bisogna dimenticare – dice Palermo – anche i rischi che i colleghi costretti a fare turni più lunghi di quelli previsti dalle nuove regole, potrebbero correre in caso di errori e danni ai pazienti. Avranno la copertura assicurativa se hanno lavorato più di quanto stabilito?”.

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