Un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Neurology il 7 maggio 2025 ha messo in evidenza un legame preoccupante tra apnea notturna ostruttiva e danni cerebrali nelle aree chiave della memoria. I ricercatori hanno scoperto che i bassi livelli di ossigeno durante la fase REM del sonno – quella in cui sogniamo e si consolidano i ricordi – potrebbero contribuire a lesioni nei piccoli vasi sanguigni cerebrali, con ripercussioni dirette sulle funzioni cognitive.

Memoria e ossigeno: un legame vitale durante il sonno
L’apnea notturna ostruttiva si manifesta quando i muscoli della gola si rilassano durante il sonno, causando ripetute interruzioni della respirazione e conseguenti risvegli. Questo fenomeno riduce l’apporto di ossigeno al cervello, compromettendo il normale funzionamento di aree cruciali come l’ippocampo e la corteccia entorinale, entrambe fondamentali per la memoria e l’apprendimento.
Come spiegato dal dott. Bryce A. Mander, neuroscienziato dell’Università della California, Irvine,
“Il nostro studio indica che livelli di ossigeno più bassi durante la fase REM possono contribuire al declino cognitivo attraverso danni vascolari al cervello, con effetti particolarmente evidenti sulle aree legate alla memoria.”
I risultati dello studio: scansioni cerebrali e test cognitivi
Lo studio ha coinvolto 37 adulti sani (età media: 73 anni), di cui 24 diagnosticati con apnea notturna ostruttiva. I partecipanti sono stati sottoposti a:
- Esami del sonno notturni, per monitorare la saturazione di ossigeno nelle varie fasi.
- Risonanze magnetiche cerebrali, per analizzare danni alla sostanza bianca e volume delle regioni mnemoniche.
- Test cognitivi, prima e dopo il sonno, per valutare la memoria dipendente dal sonno.
I risultati? Le persone con saturazioni inferiori al 90% durante la fase REM presentavano:
- Maggior numero di iperintensità della sostanza bianca (lesioni visibili nei piccoli vasi cerebrali).
- Volume ridotto dell’ippocampo e assottigliamento della corteccia entorinale.
- Peggioramenti evidenti nei test di memoria legati al sonno.
Perché è importante la fase REM?
La fase REM (Rapid Eye Movement) non è solo quella in cui sogniamo: è essenziale per il consolidamento della memoria, l’elaborazione delle emozioni e il benessere cognitivo. Durante questa fase, il cervello “archivia” le informazioni acquisite durante la giornata. Una privazione di ossigeno in questa finestra temporale può compromettere questo processo, accelerando il declino cognitivo.
Apnea notturna e invecchiamento cerebrale
L’apnea notturna è particolarmente diffusa negli adulti over 60 e spesso sottovalutata. Tuttavia, come suggerisce questo studio, potrebbe rappresentare un fattore di rischio per condizioni neurodegenerative come la malattia di Alzheimer.
Secondo l’Alzheimer’s Association, disturbi del sonno non trattati possono contribuire all’accumulo di beta-amiloide, una proteina tossica associata proprio all’insorgenza dell’Alzheimer.
Cosa possiamo fare?
Chiunque soffra di russamento cronico, sonnolenza diurna, o risvegli frequenti notturni dovrebbe consultare un medico del sonno. La diagnosi precoce di apnea notturna può prevenire danni a lungo termine.
I trattamenti efficaci includono:
- Terapia CPAP (pressione positiva continua delle vie aeree)
- Cambiamenti nello stile di vita (perdita di peso, evitare alcool/sedativi)
- Interventi odontoiatrici o chirurgici nei casi più gravi
Fonti scientifiche e autorevoli
- National Institute on Aging (NIA)
- Università della California, Irvine – Dipartimento di Neurobiologia
Conclusione: Dormire bene protegge il cervello
Questo studio, sebbene basato su un campione limitato, suggerisce che mantenere livelli adeguati di ossigeno durante il sonno REM è fondamentale per prevenire danni cerebrali legati alla memoria e all’invecchiamento cognitivo.
Una buona notte di sonno non è solo questione di riposo: è una strategia di prevenzione neurologica.