Viene descritta come un”un insieme di segni e sintomi derivanti da violenti scuotimenti o scosse che hanno impatto sulla testa di un neonato o di un bambino piccolo“, la frase descrittiva alternativa “trauma cranico abusivo” serve come termine generico che implica lesioni al cranio, al cervello e al midollo spinale a seguito di tremori e / o traumi alla testa. La ricerca indica che i bambini molto piccoli (dai 4 anni) sono le vittime più frequenti dei decessi infantili. Sebbene non siano ancora disponibili statistiche più recenti, i dati parlano di bambini di età inferiore ai 4 anni che rappresentano quasi i quattro quinti (79,4 per cento) dei decessi. Questi bambini sono i più vulnerabili per molte ragioni, tra cui la loro dipendenza, le piccole dimensioni e l’incapacità di difendersi. Di questi eventi letali, il trauma cranico inflitto è la causa principale di tale mortalità.
Purtroppo se ne parla poco, pochissimo, nonostante sia una pratica più diffusa e pericolosa di quanto ci si immagini: parliamo della “Shaken Baby Syndrome” (SBS), ovvero “Sindrome del bambino scosso”, anche conosciuta come “Trauma cranico abusivo” (AHT). Difficile da diagnosticare, può provocare danni di diversa entità, fino alla morte del bambino.
La Sindrome del bambino scosso ricomprende tutte le conseguenze di una forma di maltrattamento che può avere esiti drammatici e di difficile diagnosi. Il bambino viene scosso violentemente per reazione al suo pianto inconsolabile, con conseguente trauma sull’encefalo e successive sequele neurologiche.
Nei primi mesi di vita, infatti, i muscoli cervicali del collo sono ancora deboli e non riescono a sostenere la testa; se un bambino viene scosso con forza, il cervello si muove liberamente all’interno del cranio, provocando ecchimosi, gonfiore e sanguinamento dei tessuti.
E proprio “Non scuoterlo mai!” è il monito della Fondazione Terre des Hommes, che in collaborazione con un network di eccellenze ospedaliere ha lanciato nei mesi scorsi la prima campagna nazionale di sensibilizzazione sulla “Shaken Baby Syndrome”.
E la stessa Terre des Hommes insieme ai suoi partner ha lanciato in queste ore un decalogo di informazioni e consigli utili, redatto con il supporto di esperti dei diversi ospedali membri della rete, per far conoscere i rischi e le conseguenze di una delle “manovre consolatorie” più frequenti del pianto dei bambini.
Il decalogo si concentra sullo spiegare in dettaglio la sindrome, ma anche nel cercare i fattori scatenanti che possono spingere un adulto a far del male, anche inconsapevolmente, ad un essere indifeso come è un neonato.
Scuotere il bambino, in genere, è la risposta ad un pianto “inconsolabile”, di cui gli adulti spesso non riescono a cogliere il significato. Sentendosi quindi impotenti, possono attivare – anche inconsapevolmente – dei comportamenti inappropriati (come lo scuotimento) nel tentativo di calmare il neonato. Spesso, lo scuotimento avviene proprio per mano degli stessi genitori, o delle figure educative con cui si condivide l’accudimento dei bambini: nonni, babysitter, educatrici del nido.
Secondo gli esperti il bambino vittima di SBS viene scosso energicamente circa 3-4 volte al secondo per 4-20 secondi. Giochi abituali o comportanti maldestri dei genitori non provocano invece lesioni da scuotimento, così come non le generano il far saltellare il bambino sulle ginocchia (gioco del cavalluccio); fare jogging o andare in bici con il bambino; fare frenate brusche in auto; o cadute dal divano o da un altro mobile.
Pr quanto riguarda i sintomi, i principali sono vomito, inappetenza, difficoltà di suzione o deglutizione, estrema irritabilità, letargia, assenza di sorrisi o di vocalizzi, rigidità o cattiva postura, difficoltà respiratorie, aumento della circonferenza cranica disarmonico rispetto a peso e altezza, difficile controllo del capo, frequenti e lamentosi pianti inconsolabili e, nei casi più gravi, convulsioni e alterazioni della coscienza, fino all’arresto cardiorespiratorio.
I forti scuotimenti possono provocare al bambino grossi danni neuro- psicologici, ma anche psico- motori e comportamentali.
La SBS può portare anche al coma o alla morte del bambino fino in 1/4 dei casi diagnosticati.
Ad oggi mancano, purtroppo, dati epidemiologici a livello europeo e anche per quanto riguarda l’Italia non esistono dati certi sul fenomeno, ma si ritiene che l’incidenza possa essere di 3 casi ogni 10.000 bambini di età inferiore ad 1 anno, sebbene questa cifra potrebbe rappresentare spaventosamente solo la punta di un grande iceberg sommerso: basti semplicemente pensare che nel solo Ospedale Regina Margherita di Torino, lo scorso anno, sono stati registrati ben 6 casi di SBS.