Alcol, gli adolescenti italiani bevono di meno

VEB

Finalmente una buona notizia, che non può che far piacere a tutti, e che si spera rappresenti un trend che nei prossimi anni si consolidi sempre di più.

Secondo quanto riferisce un’ indagine realizzata dall’Osservatorio Permanente Giovani e Alcool in collaborazione con la Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza e con l’Associazione Laboratorio Adolescenza, su un campione nazionale rappresentativo di 2100 studenti di terza media, e presentata il 18 novembre alla Clinica Pediatrica dell’Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCC Policlinico S. Matteo, in occasione del Seminario di studio “Fattori di rischio e protezione nel consumo di alcol”, cala finalmente il consumo di bevande alcoliche tra gli adolescenti italiani.

I dati indicano che il 16,6% dei giovani intervistati non ha mai provato una bevanda alcolica, con una diminuzione di 7,2 punti percentuale dal 2012. Il raffronto con l’indagine del 2012 mostra anche notevoli differenze nella tipologia dei bevitori: aumentano i non bevitori e si riducono sia i bevitori occasionali (- 8,3%) che i bevitori abituali (- 8,8%). Nel complesso dunque si rileva una contrazione nell’esposizione precoce dei giovani al consumo di bevande alcoliche.

Viene ritardato, poi, il primo assaggio di una bevanda alcolica: per il 37,8% dei ragazzi avviene dopo i 10 anni (-3,8% rispetto al 2012). Si conferma la differenza di genere: le ragazze sono meno precoci dei maschi.

Per quanto attiene ai comportamenti a rischio o abuso, l’esperienza dell’ubriachezza almeno una volta tocca il 18,5% degli intervistati, in flessione, seppure lieve, sul dato 2012 (19,9%). Più marcato il miglioramento riferendosi solo a chi ha dichiarato di avere avuto già più episodi di ubriachezza: si scende dal 6,8% del 2012 al 4,8%.

Infine l’argomento del consumo/abuso di alcol non sembra particolarmente presente nelle discussioni tra genitori e figli: le famiglie che trattano frequentemente coi figli il problema dei rischi legati all’eccesso alcolico sono una minoranza (il 16,6%), mentre la grande maggioranza lo ha fatto raramente e in modo occasionale (52,9%). Così come vi è una quota cospicua di genitori (28,9%) che – secondo quanto riferiscono i figli – non ha mai affrontato la questione.

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