Cannabis terapeutica, lo Stato si accolla le spese?

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Tecnicamente viene definita cannabis ed è principalmente associata alle “droghe leggere” ed è proprio per questo motivo che le persone che sono solite farne uso, sono convinte di poterne fare a meno in qualsiasi momento ma anche la cannabis crea dipendenza, checchè se ne dica, proviamo ad esaminare questa tipologia di droga.

Comunemente la cannabis è quindi conosciuta come una droga “leggera”, incapace di creare una vera e propria dipendenza come le “sorelle maggiori”, ma comunque una sostanza da cui stare bene alla larga.

La marijuana è una sostanza psicoattiva che si ottiene dalle infiorescenze essiccate delle piante femminili di canapa. In tutte le varietà di canapa sono contenute, in concentrazioni e proporzioni variabili, diverse sostanze psicoattive, stupefacenti e non, tra cui la principale è il delta-9-tetraidrocannabinolo (comunemente detto THC), che rendono la pianta illegale in molti paesi.

Il THC, agisce su recettori specifici che si trovano in zone del cervello che hanno a che fare con funzioni complesse come la formazione di un giudizio, la percezione di piaceri, la capacità di apprendere o di memorizzare ed il movimento. L’effetto prodotto dalla sostanza è, quasi per tutti, una sensazione di piacevolezza che spiega il motivo che induce molte persone a utilizzarla. Tuttavia la sensazione piacevole che deriva dal consumo è collegata ad uno sbilanciamento del funzionamento generale del cervello. Un uso frequente potrebbe provocare una riduzione delle capacità di apprendimento e memorizzazione.

La marijuana è la droga illegale più comunemente usata nel mondo. Un sondaggio condotto nel 2007 ha rilevato che 14.400 milioni di persone nei soli Stati Uniti avevano fumato marijuana almeno una volta durante il mese precedente.

Numerose testimonianze in tutto l’arco della storia umana riportano però anche una svariata quantità di usi, fra i quali quello terapeutico (principalmente analgesico, sedativo, miorilassante).

Cannabis terapeutica sarà a carico dello Stato

Cannabis terapeutica a carico dello Stato

All’origine della cannabis a uso terapeutico c’è una pianta femmina di canapa indiana, la Cannabis sativa: la parte di interesse terapeutico sono le infiorescenze, che si trovano sulla sommità. Due i principali principi attivi, presenti in quantità diverse a seconda del tipo di pianta, il THC (delta-9- tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo). È in particolare il primo ad agire, con potenziali effetti sui sintomi di malattie anche piuttosto gravi.

La canapa indiana è usata per contrastare la diminuzione dell’appetito nei pazienti affetti da AIDS e da cancro e per diminuire la nausea derivata dai trattamenti chemioterapici e dalle irradiazioni. Inoltre causa un effetto positivo sui soggetti affetti da dolori cronici, da sclerosi multipla (diminuzione del rigore muscolare) e sulla sindrome di Tourette.

Da inizio gennaio si possono trovare nelle farmacie i primi lotti di cannabis terapeutica prodotta in Italia: si chiama Cannabis FM-2 ed è nata da un progetto pilota del ministero della Salute in collaborazione con il ministero della Difesa.

Il prezzo della cannabis di stato viene definito dal ministero della Salute: si tratta del costo di produzione a cui bisogna aggiungere l’onorario professionale del farmacista. Ad oggi, mediamente, per 100 mg la spesa è di 75,21 euro, mentre per 200 mg si spendono 140,55 euro, dove l’onorario del farmacista ammonta a meno di dieci euro.

Ma c’è una grandissima e importante novità.

I medicinali antidolore a base di cannabis saranno a carico del Servizio sanitario nazionale: lo stabiliscono due emendamenti firmati Pd-Mdp al decreto legge fisco approvati dalla commissione Bilancio del Senato.

“La norma sulla produzione e trasformazione della cannabis ad uso medico trasforma in legge il percorso intrapreso dai ministeri della Salute e della Difesa per garantire la disponibilità in Italia della sostanza ad uso terapeutico già prodotta a Firenze dallo stabilimento chimico-farmaceutico militare”, ha spiegato il senatore dem Silvio Lai, relatore del provvedimento di conversione del dl fiscale. “Questa misura non incide sul bilancio del fondo sanitario nazionale, in quanto il costo complessivo di 2 milioni 300mila euro viene a carico dei fondi di riserva del Mef”.

Il testo contiene dei criteri precisi che sono stati studiati per garantire a tutti i cittadini un’equità. Sull’intero territorio nazionale tutti i pazienti che avranno necessità di sottostare ad una terapia contenente cannabis saranno aiutati e avranno tutti gli stessi diritti.

Le regioni avranno anche il compito di monitorare le prescrizioni. Dovranno infatti fornire, all’Istituto di Sanità, ogni anno tutti i dati relativi ai pazienti sotto la terapia di cannabis. Questo è necessario perché, essendo una cosa piuttosto nuova, c’è bisogno di avere una stima e un sondaggio che definisca l’efficienza di questa nuova iniziativa.

Lo Stato, in questo modo, sarà capace di contribuire concretamente alle spese di chi, purtroppo, è malato e prova estremo dolore per la malattia.

L’ente Nazionale ha inoltre anche deciso di istruire ed aggiornare periodicamente tutto il personale medico affinché sia sufficientemente preparato sulle potenzialità, vecchie e nuove, della cannabis.

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