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Documenti segreti nazisti ritrovati in Argentina

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Una scoperta storica destinata a far discutere: oltre 80 scatole contenenti documenti e materiale di propaganda nazista sono state rinvenute nel seminterrato della Corte Suprema dell’Argentina, a Buenos Aires. A renderlo noto è un comunicato ufficiale dell’autorità giudiziaria, che conferma l’esistenza di un vasto archivio risalente alla Seconda Guerra Mondiale.

Documenti segreti nazisti ritrovati in Argentina

Il materiale, risalente agli anni ’40, include cartoline, appunti e contenuti legati al Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP), e potrebbe rappresentare un’importante fonte di studio per comprendere meglio l’attività nazista in Sud America durante il conflitto.

Il ruolo dell’Argentina nella rete nazista internazionale

Le scatole, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa MTI, sarebbero state spedite nel 1941 dall’ambasciata tedesca a Tokyo con destinazione Argentina. In quel periodo, il Paese sudamericano manteneva ancora una posizione di neutralità nel conflitto mondiale. Tuttavia, l’arrivo della spedizione generò preoccupazione tra le autorità doganali argentine, che decisero di perquisire casualmente cinque delle scatole sospettando contenuti compromettenti per la neutralità nazionale.

Le scatole furono quindi sequestrate e affidate alla Corte Suprema, dove sono rimaste per oltre 80 anni, finché non sono state recentemente riscontrate durante una revisione degli archivi.

Il Museo dell’Olocausto chiamato a catalogare i documenti

Per l’analisi e la conservazione del materiale è stato coinvolto il Museo dell’Olocausto di Buenos Aires, istituzione di riferimento per la memoria storica e la lotta contro l’antisemitismo in America Latina. Secondo le prime valutazioni, i documenti non solo contengono propaganda legata all’ideologia hitleriana, ma potrebbero anche fornire informazioni cruciali su reti di supporto internazionale al nazismo, inclusi potenziali riferimenti a finanziamenti e contatti diplomatici attivi in quel periodo.

Una scoperta che riaccende i riflettori sul passato dell’Argentina

La presenza di reti naziste in Argentina nel dopoguerra non è una novità per gli storici. Come documentato dal United States Holocaust Memorial Museum, l’Argentina accolse numerosi ex ufficiali del regime nazista dopo la fine del conflitto, tra cui Adolf Eichmann, catturato dal Mossad proprio nei sobborghi di Buenos Aires nel 1960.

Secondo i dati del Museo dell’Olocausto di Buenos Aires, tra il 1933 e il 1954 arrivarono nel Paese circa 40.000 ebrei europei in fuga dalle persecuzioni razziali, mentre negli stessi anni si registrò l’ingresso di numerosi collaboratori del regime fuggiti dall’Europa.

Oggi l’Argentina ospita la più grande comunità ebraica dell’America Latina, che continua a essere attiva nella conservazione della memoria e nella denuncia di ogni forma di negazionismo o revisionismo storico.

Cosa accadrà ora?

La Corte Suprema non ha ancora emesso una sentenza definitiva sul destino dei documenti, ma gli storici e le autorità del museo si preparano a una lunga operazione di catalogazione e studio. La speranza è che questo archivio possa contribuire a fare luce su uno dei capitoli più oscuri della storia del Novecento e sul ruolo giocato da alcune istituzioni sudamericane durante e dopo il conflitto.

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